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NOCIVITA'

Pericolo amianto alla ex Breda di Pistoia


Nell’area cosiddetta “ex Breda” erano attive, fino al 1972-73 le vecchie Officine S.Giorgio e OMFP. In quei capannoni, la cui struttura è tuttora ben visibile, venivano eseguite le operazioni più pericolose e meno protette con notevole dispersione di polvere di amianto.
L’amianto che veniva spruzzato per la coibentazione delle carrozze ferroviarie, veniva trattato, prima e dopo le lavorazioni, senza alcuna precauzione: le quantità trattate erano notevolissime in quanto per ogni carrozza veniva spruzzato 5/600 kg. di materiale.
La polvere di amianto si mescolava con un collante solo al momento del contatto con la parete da trattare in quanto la spruzzatura avveniva con pistole dal cui foro centrale fuoriusciva polvere di amianto, dai fori laterali il collante, tutto a pressione.
Questa lavorazione non avveniva in una postazione precisa e protetta ma là dove si trovava la carrozza, prevalentemente nel reparto carpenteria ma anche in altri reparti come l’Allestimento o la Verniceria, che ospitò per circa un anno e mezzo la postazione di spruzzatura.
I luoghi dove queste lavorazioni sono state eseguite non sono mai stati dotati di strumenti di protezione per i lavoratori né di strumenti adatti a contenere lo spolvero, anzi le polveri venivano rimosse con aria compressa ed i reparti erano aerati per mezzo di ventole che inviavano l’aria polverosa del reparto verso l’esterno.
Inoltre, nonostante alcuni controlli USL possano far supporre il contrario, l’amianto è stato ed è tuttora presente nei vecchi capannoni sotto forma di eternit per la copertura degli stessi, ammucchiato e lasciato a marcire anche all’interno dei capannoni stessi e , presumibilmente presenti in strutture come tubi e canali per l’acqua, serbatoi, ed altro. L’amianto, in questi luoghi, è stato lavorato almeno dal 1957 e fino al 1973.
Negli anni successivi la produzione è stata spostata nel nuovo stabilimento di via Ciliegiole ed anche in questo stabilimento è stato fatto uso di amianto, in varie forme, almeno fino al 1985. Successivamente è iniziata la dismissione di questo materiale.
Dal 1987 fino al 1992 inizia la sostituzione dei capannoni dello stabilimento (circa 67.000 mq. di eternit): i lavoratori, al mattino, trovavano tutto coperto dalla polvere che, ignari, rimuovevano con aria compressa e spazzoloni disperdendo ancora di più la sostanza cancerogena.
Nessuno mai avvertì, nessuno mai utilizzò indumenti o strumenti preventivi, certi lavori venivano effettuati addirittura durante il normale orario di lavoro e questo provocò diversi incidenti: grossi pezzi di eternit che cadevano rischiando di colpire i lavoratori, amianto depositatosi sui carri ponte che al loro spostamento investivano l’operatore alla gru e spargevano a terra grandi quantità di materiale cancerogeno.
Per evitare questi incidenti furono installati dei normali teli di plastica che non servivano assolutamente a niente. Nel 1994 la FLMUniti, in collaborazione con l’Associazione Esposti Amianto, inizia le procedure per l’ottenimento dei benefici di legge spettanti ai lavoratori esposti alle polveri di amianto. Viene fatta attività di informazione con assemblee fuori dalla fabbrica e con stampati.
Le domande raccolte vengono spedite all’azienda, che non risponderà mai, ed all’INAIL che nell’aprile del 1995 rilascerà un documento nel quale si afferma che i lavoratori della Breda sono stati esposti al rischio dell’inalazione di polveri di amianto. I sindacati confederali, visto il largo consenso dell’iniziativa, si mobilitano a loro volta, anche se, ovviamente e a tutt’oggi, la loro azione sarà soprattutto di frenare e limitare nel tentativo di raggiungere un compromesso con la Direzione.
L’AEA comincia, per i lavoratori che lo richiedono, a depositare le vertenze alla Pretura ed ha così inizio l’iter giuridico che ci vede tuttora impegnati. Tre periti nominati dal Giudice devono depositare la loro perizia durata quasi nove mesi ed il 26 Marzo ci sarà una delle udienze decisive. Nel frattempo il problema dell’amianto ha scavalcato i recinti della fabbrica: ha investito le autorità locali, l’USL, l’ARPAT.
L’esperienza di Breda ha confermato che solo con la vigilanza dei lavoratori, il loro controllo e la loro costante pressione nei confronti delle autorità, si può sperare in un esito positivo, ottenendo la bonifica di tutti i siti con presenza di amianto. Siamo convinti che c’è ancora molto da fare se non vogliamo che il pericolosissimo amianto diventi buono da spalmare sul pane (su quello dei lavoratori, s’intende!).

CHE COS'E' L'AMIANTO:
L’amianto (o asbesto) è un minerale molto fibroso, resistente al calore, agli acidi, praticamente indistruttibile, fonoassorbente con grandi capacità di isolamento termico, è resistente alla trazione, facilmente filabile. Insomma è un materiale dalle qualità eccezionali, adattissimo a molti usi, ma purtroppo è anche altamente tossico.

DOVE SI TROVA:
Grossi giacimenti di amianto si trovano in Russia e in Canada, che da soli producono il 75%dell’amianto estratto nel mondo. Altri giacimenti di una certa consistenza si trovano in Sud Africa, Zimbabwe, Stati Uniti e Cina. In Italia funzionava la più grande miniera d’Europa, quella di Balangero (Piemonte), che è stata chiusa qualche anno fa.

LA SUA NOCIVITA':
La tossicità dell’amianto deriva dalle caratteristiche fisiche delle sue fibre che, frantumandosi, divengono lunghe e sottili (come piccoli aghi con estremità appuntite) e, data la loro leggerezza, fluttuano nell’aria impiegando circa 24 ore per calare di un metro di altezza. Tali fibre, se inalate, penetrano e si depositano nei polmoni e nel resto dell’organismo di chi le ha respirate o ingerite.

LE PATOLOGIE PIU' GRAVI:
Asbestosi
malattia respiratoria cronica che colpisce soprattutto la parte inferiore dei polmoni. E’ causata dalle fibre che come aghi sottili si annidano e si incastrano negli alveoli provocando cicatrizzazioni del tessuto polmonare, con la conseguente perdita di capacità respiratoria che con il tempo può portare anche alla morte.

Tumore polmonare
l’amianto è senza dubbio uno dei responsabili di questo tumore. Fin dagli anni ‘30 studi epidemiologici hanno dimostrato che una persona esposta ad amianto ha una probabilità di contrarre un tumore al polmone dieci volte superiore ad una non esposta.

Mesotelioma
è un tumore molto raro che colpisce pleura e peritoneo ed è causato esclusivamente dal l’esposizione a fibre di amianto.
Quando insorge non c’è possibilità di salvezza:
esso provoca la morte nel giro di un paio di anni.

RISCHIO:
Non esiste un’esposizione ad amianto, per quanto piccola, che possa essere considerata innocua. Anche brevi esposizioni possono causare tumori polmonari e mesotelioma. Per questo i lavoratori e le popolazioni che si trovano a contatto con una sorgente di amianto devono essere considerate a rischio.

COME DIFENDERSI:
Quando si sospetta la presenza di amianto in un luogo di lavoro è necessario immediatamente prendere contatto, mediante formale richiesta di sopralluogo, con l’ Azienda Sanitaria Locale, rivolgendosi all’unità Operativa per la Prevenzione Igiene e Sicurezza Sul Lavoro. Se la situazione di pericolosità riguarda il territorio (es. coperture in cemento-amianto) è necessario indirizzare la richiesta di sopralluogo all’Unità Operativa Igiene e Sanità Pubblica.
Comunque è bene prendere contatto, per una maggiore tutela e maggiori informazioni, con l’Associazione Esposti Amianto, Via Nazionale 57, 50123 Firenze, tel/fax 055-494.858, e-mail aea@arpnet.it (l’A.E.A ha anche un sito Web che fornisce utili informazioni e il cui URL è http://www.arpnet/~aea), oppure con l’Associazione Ambiente e Sicurezza (S.AMB.A.), Via del Romito 7, Firenze, tel 055-480.166 (martedì e giovedì dalle 16 alle 17), fax 055-235.22.18.

LAVORAZIONE, USO E COMMERCIO:
Nel 1889 l’austriaco Ludwig Hatchek inventa il cemento-amianto e lo brevetta nel 1901 con il nome di “eternit”. Subito dopo a Glarona, in Svizzera, viene costruita la prima fabbrica per lo sfruttamento industriale del brevetto. Negli anni successivi la “Eternit” diventa una potente multinazionale con fabbriche e filiali in tutto il mondo. In Italia la “Eternit” costruisce nel 1904, a Casale Monferrato, un impianto destinato a diventare tristemente famoso.
L’amianto non è usato solo in edilizia: in commercio esistono almeno 3000 prodotti che contengono amianto. Il suo uso è molto vasto e non esiste settore industriale in cui esso non sia presente.
Vediamo quelli in cui l’amianto è più usato:
automobilistico: freni, frizioni, vernici antirombo;
edile: coperture in cemento-amianto, pannelli termofonoassorbenti, mattonelle e lastre per pavimenti;
navale: rivestimento interno di scaffali, isolamento termico della sala macchine, delle fonti di calore, tubazioni e valvolame;
ferroviario: rivestimento termico e fonico delle locomotive e delle carrozze, pietrisco per massicciate;
idrico: vasche di contenimento e distribuzione di acqua, tubature per acquedotti;
produzione di calore: caldaie, forni, materiali refrattari;
civile: prodotti domestici, cucce per cani, giocattoli, ghiaino igienico per gatti, vasi da fiori;
raffinerie: le condotte per prodotti petroliferi sono in gran parte coibentate con amianto.

LE LOTTE CONTRO L’AMIANTO:
A partire dagli anni ‘70 si è sviluppato un vasto movimento contro l’uso di amianto che aveva i suoi centri nella popolazione di Casale Monferrato, in lotta per la chiusura della locale fabbrica della “Eternit”, e nei ferrovieri delle Officine Grandi Lavori, che lavoravano sulle carrozze coibentate con amianto. Dopo lotte, anche durissime, come l’occupazione per 40 giorni dell’Officina Grandi Riparazioni di Napoli, e drammatiche denunce sulle conseguenze dell’esposizione all’amianto, come quelle delle lavoratrici della S.I.A di Grugnisco, la tossicità dell’amianto è stata finalmente riconosciuta.

LA LEGISLAZIONE IN ITALIA:
Ecco i principali provvedimenti presi dallo Stato italiano nei confronti del “rischio amianto”:
Circolare n. 46 del 10/7/86 del Ministero della Sanità che fissa i piani di intervento per l’individuazione e l’eliminazione del rischio connesso all’uso dell’amianto in edifici scolastici ed ospedalieri, pubblici e privati. La circolare stabilisce che ogni qualvolta viene riscontrata in un ambiente la presenza di amianto esso deve essere bonificato e l’amianto separato e incapsulato.
DPR n. 215/88 che impone (art. 5) che tutti i prodotti contenenti fibre di amianto, nonché il loro imballaggio, devono essere etichettati.
Legge n. 257 del 27/3/92 che rende illegale l’uso dell’amianto e fissa i criteri per il censimento dell’amianto presente sul territorio e la relativa bonifica.

L’AFFARE DELLA BONIFICA DELL’AMIANTO:
La confindustria ha quantificato i costi della bonifica in 75.000 miliardi di lire e numerose industrie di “tutela ambientale” , spesso figlie di quelle che per anni hanno usato l’amianto, si candidano ad effettuare il lavoro di “ripulitura”.
Solo il controllo dei lavoratori e dei cittadini potrà garantire la collettività che le bonifiche avvengano nel rispetto della salute di chi le fa e dell’ambiente circostante.



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