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LAVORO

Piaggio, ma quale accordo? Ma quale referendum?


Con l’accordo siglato alla Piaggio e con il referendum-farsa è passato il ricatto padronale e governativo. La ragion di governo, rappresentata fisicamente dal sottosegretario all’industria Umberto Carpi, ha avuto ragione sugli interessi e sui diritti degli operai e sul sindacato tutto, organo di trasmissione del governo centrale.
Con minacce, sotterfugi e ammiccamenti sono stati camuffati gli esuberi e peggiorate di molto le condizioni di lavoro. Ora la Piaggio ha anche quest’accordo da usare quando vuole. Non è bastato l’accordo capestro del ’95. Si continua dando un esempio negativo a tutti gli operai e sindacati italiani ed europei; si continua ad aumentare la produttività e i profitti cacciando contemporaneamente dalla fabbrica, alla fine, quasi mille persone.
Come al solito l’accordo siglato è andato ben oltre l’ipotesi presentata ai lavoratori nelle assemblee. Bisognerebbe che quei political-mistificatori dicessero da che parte stanno chiaramente.
Siamo rimasti colpiti dalla trasmissione televisiva locale nella quale il sottosegretario all’industria Carpi affermava: “loro devono governare e non hanno bisogno di tanti bastoni tra le ruote” e, con l’arroganza che lo contraddistingue, continuava: “gli operai si devono sacrificare perché poi anche loro potranno spartirsi una fetta della torta”...
NON ABBIAMO PAROLE!
Restiamo allibiti e preoccupati da un discorso che parte da lontano, ma una domanda ci viene da farla: “lei, signor Carpi, è un esperto nella spartizione delle torte, oltre che un esperto nel terrorizzare gli operai?”
Un’altra domanda la facciamo all’onorevole Bertinotti: “perché non ha preso una posizione chiara e netta contro l’accordo? Perché non è venuto prima davanti ai cancelli della Piaggio?”
Forse perché per stare con il governo bisogna pagare un prezzo, ovvero quello di non essere chiari fino in fondo sulla politica neoliberista di questo governo, sempre meno legato alle esigenze dei lavoratori e disoccupati dei non garantiti di questo paese.
In questa esperienza di vita abbiamo capito che in Italia chi comanda sono le concentrazioni di capitali e di potere (Fiat, Piaggio, etc.) e tutto è subordinato ad essi, che manovrano come marionette politici di centro-sinistra e sindacati.
Con 2098 voti a favore (56,8%), 1617 contrari(43,5%) è passato, alla Piaggio, l’accordo siglato dal Ministero del Lavoro.
L’azienda non ha perso tempo: il giorno dopo, alla fine di ogni turno, ha comunicato a 120 operai la messa in C.I.G.S. (cassa integrazione straordinaria) e successivamente in mobilità, con approdo alla pensione. Al contrario di quanto annunciato dalle organizzazioni sindacali, ovvero che i primi 120 operai sarebbero stati “presi” tra quelli più vicini alla pensione, nei 120 ci sono tanti ai quali mancano uno o due anni alla pensione.
Il giorno successivo, sabato 14 febbraio, circa 400 lavoratori si sono visti recapitare un telegramma che annunciava la messa in C.I.G.S. per 2 mesi.
Anche qui le famose organizzazioni sindacali avevano parlato di una rotazione... infatti sono gli stessi di gennaio: operai politicamente scomodi o con problemi fisici!
Al di fuori della fabbrica si sono susseguite le prese di posizione e i canti di vittoria: in primis il PDS e le istituzioni locali che ne sono diretta espressione, e giù bacchettate al fronte del no, dicendo che i lavoratori hanno capito e sono dalla loro parte.
Al referendum hanno votato 3797 operai su 4275 presenti in fabbrica; 800 preferenze sono state espresse da impiegati (l’80% circa della categoria) espressamente istruiti dall’azienda in riunioni d’ufficio.
Non avevano mai votato con queste percentuali, anzi la loro partecipazione al voto si era sempre attestata intorno al 20-30%.
Bisogna inoltre dire che gli impiegati sono da sempre stati uno strumento dell’azienda, non hanno mai partecipato alle lotte a agli scioperi, e neppure alle assemblee retribuite, tanta è la sudditanza nei confronti dell’azienda.
Dall’altra parte tutti gli operai con funzione di gerarchia, i capigruppo (circa 150) e i vari “galoppini” (che risultano nelle categorie operaie, ma svolgono funzioni di supporto alle varie gerarchie di officina) sono stati “catechizzati” al fine di ottenere in voto favorevole.
Sommando questi ultimi a quelli degli impiegati, si ottengono più di mille voti, ovvero alla Piaggio LA MAGGIORANZA DEGLI OPERAI SI E’ ESPRESSA CONTRARIA AGLI ACCORDI! Ritornando agli esponenti del PDS e degli Enti Locali, si può dire, senza essere smentiti che hanno fatto un “salto di qualità”, rappresentando gli interessi dell’azienda, ed il voto del referendum ne è la conferma.
I lavoratori devono prendere atto che in questo momento non ci sono rappresentanti dei loro interessi e organizzare un nuovo soggetto sindacale che ne sia l’espressione.


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