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LAVORO

E le poste non sanno fare i conti


Dopo la “bocciatura” del CIPE, che ha posticipato il passaggio delle Poste in S.p.A. al 1/3/98, arriva anche la bocciatura del bilancio 1996, ad opera della Corte dei Conti.
Dicono, tra l’altro, i magistrati contabili:
1. L’operazione S.p.A. “assume un valore meramente formale in presenza delle disfunzioni e della insoddisfacente qualità aziendale dell’Ente, non migliorabile attraverso interventi di facciata”.
2. Nei fatti “non è agevole rinvenire traccia delle correlate misure nel Piano d’Impresa” approvato dal C.d.A. il 30/11/97.
3. siamo di fronte ad una “Cronica ed irreversibile situazione deficitaria.”
La Corte dei Conti rileva inoltre che il “nodo di fondo è nella scelta del sistema postale.”
Ora si può affermare che l’operazione Poste S.p.A. (diventata demagogica) è venuta a configurarsi come una scelta per il recupero, in tempi ragionevolmente brevi (uno o due anni) di liquidità da far entrare nelle casse del Tesoro(*) .
Allora, nonostante le continue smentite sull’ipotesi di una S.p.A. con le azioni in mano pubblica al 100%, nei fatti il Tesoro ha insediato la commissione Cavazzuti (dal nome del suo presidente) per definire, entro il febbraio ‘98, il testo unico su tutte le privatizzazioni.
L’incarico ricevuto dalla commissione riguarda la messa a punto di uno schema di legge delega per un testo unico, contenente le disposizioni in materia di dismissioni pubbliche. In quello schema si prevede quali saranno le regole per la cessione di imprese pubbliche (per ora non si parla delle Poste, ma domani...!!!).
Inoltre è previsto -pare- che, prima di procedere alla cessazione di imprese che gestiscono servizi di pubblica utilità (sarà così per Poste, ENEL, ecc. ecc.), il Governo dovrà definire caso per caso condizioni e modalità di vendita anche in riferimento all’eventuale regime di concessione.
Sebbene il Tesoro detenga il 100% delle azioni, non è scongiurato, nei prossimi anni, il passaggio delle Poste S.p.A. ai privati dato che esiste una commissione ad hoc, voluta dal tesoro, che punta a definite “trasparenti” (sic!!!) i vari passaggi, da una S.p.A. pubblica ad una S.p.A. aperta alla “partecipazione” privata.
Allora in un futuro non troppo lontano anche le Poste - con i conti a posto!!! - saranno soggette a tutte le oscillazioni del mercato, con l’abbandono di ogni logica e prospettiva di tipo sociale. Sarà il mercato e l’utile dell’azienda il fine cui tendere e tutti dovranno inchinarsi ad esso, lavoratori e lavoratrici compresi, con le immaginabili conseguenze: ulteriore riduzione degli organici, aumento dei carichi di lavoro, salari sempre più bassi, incremento della flessibilità individuale e collettiva.

(*) Fino ad oggi sono entrati - a partire dal 1994 - nelle casse del tesoro oltre 35.000 miliardi da privatizzazioni... e le poste non sanno fare i conti !!!



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