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REPRESSIONE

"Baracca" e... burattini


Che i carabinieri ce le avessero promesse, soprattutto quelli della stazione di Legnaia, era indubbio, visto i precedenti interventi senza alcuna giustificazione. Così come parte degli abitanti del quartiere di Vingone, che mai hanno perso occasione per invocare un intervento deciso nei confronti della “Baracca”: un forte disturbo alla quiete pubblica quei ragazzi che organizzavano serate di musica, teatro, politica, insomma, momenti collettivi che certamente rimbombavano nel desolante vuoto sociale di quel quartiere periferico.
E non mancavano neppure gli attriti con la pubblica amministrazione: ricerca di consenso civico e collaborazione con le forze dell’ordine i punti forti di ogni buon organismo istituzionale; ma il Comune di Scandicci, inoltre, voleva pubblicizzare una “moderna” convenzione con un Centro Sociale, esibita in privato soltanto per tentare di zittire quei rumori che sicuro non erano affatto gradevoli.
Questi gli ingredienti, s’aggiunga poi il motivo scatenante: il C.S.A. la Baracca , la sera del 20 aprile 1997, organizzava una serata in solidarietà agli anarchici arrestati dietro la tesi accusatoria del giudice Marini che li vuole coinvolti in una serie di casi insoluti, con motivazioni assurde e contraddittorie. Il risultato: carabinieri con manganelli (fuori ordinanza?) e armi da fuoco in azione.
Abitanti del quartiere in strada sconcertati, otto compagni arrestati e pestati mentre erano già ammanettati, portati a Sollicciano e liberati dopo tre giorni.
Prese di posizione di gran parte dell’apparato “progressista” della città in solidarietà all’azione criminale delle forze dell’ordine, un vero e proprio assedio armato durato fino al mattino.
Non vi è dubbio che quella lunga nottata del 20 aprile 1997 ha visto svolgersi un ennesimo atto di repressione, di una violenza inaudita, perpetrato da un potere che seppur cambia simbolo non cambia la faccia. Deduzione ovvia e scontata per alcuni, lontana dai più.
Quello che i compagni, i presenti, hanno vissuto in quella notte, non può e non deve passare come una fatalità, ma per quello che semplicemente è ed è stato; un attacco a tutte quelle realtà politiche e sociali che, seppur diverse tra loro, hanno comunque un unico nemico, lottano tutte per far sì che possano ancora esistere altre possibilità, che possano ancora avere i diritti, la creatività, la libertà di tutti, di coloro che sono schiacciati dagli sporchi interessi, dalle fetide convenienze di un potere istituzionale che non ci appartiene , che non accettiamo né riconosciamo. Oggi, a meno di un anno dall’accaduto sta per iniziare l’ultimo atto di una repressione annunciata.
L’11 marzo 1998 verrà celebrata, infatti, l’udienza preliminare contro gli otto arrestati e il maresciallo Iannicello, che guidò l’aggressione. I capi d’accusa sono quelli tipici: offesa , resistenza, danni, lesioni, ecc…
Così si sono mossi e si muoveranno i burattini di una politica fin troppo conosciuta. Si sono mossi i carabinieri con i mezzi a loro più idonei violenza: crudeltà, e obbedienza. Si è mossa la magistratura, complice di un potere massonico a Firenze forte più che mai. Si è mossa soprattutto l’amministrazione di Scandicci (P.D.S. & C.) che con la loro politica degna di Nostra Signora dell’Ipocrisia si è così liberata di chi ha osato portare solidarietà a pericolosi cospiratori dell’integrità dello stato, di sette incensurati per cui la P.M. Emma Boncompagni aveva chiesto la custodia cautelare, di una realtà scomoda come un Centro Sociale.
Ed è contro questi poteri, per la rivendicazione del nostro diritto alla lotta che invitiamo tutti i compagni e le compagne ad essere presenti l’11 marzo alle ore 9:00 al presidio di fronte al tribunale di Firenze, e il 7 marzo alla cena in solidarietà alle imputate e gli imputati che si terrà al C.S.A. Ex Emerson alle ore 21:00 circa.

Le imputate e gli imputati del processo-Baracca



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