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SCUOLA

Occhio non vede, Bindi non sente


Siamo gli alunni dell’Istituto per non vedenti IPSIA Nicolodi di Firenze, in data 09 marzo 1998 abbiamo occupato il nostro istituto. Vi scriviamo per sottoporre alla vostra attenzione la nostra situazione: a causa della riforma sanitaria dovuta al decreto legge n° 502, la figura del massofisioterapista è scomparsa come tale, d’ora in poi per accedere alle strutture sanitarie pubbliche bisognerà conseguire un diploma di laurea.
Questo sarebbe di per sé giusto se esistessero gli strumenti adatti a proseguire gli studi al di fuori di una scuola specializzata anche per chi, come noi, ha un handicap visivo.
Fatto sta che la nostra scuola ha “sfornato” per oltre settant’anni massofisioterapisti ed ora i ragazzi iscritti al primo anno di massaggio non hanno prospettive certe per il futuro, in quanto, nonostante la proposta di dare il via ad una sperimentazione che prevede il quinquennio, non si hanno ancora certezze riguardo alla qualifica che potranno conseguire. Il Ministero ha in mente di istituire delle figure alquanto bislacche come quelle del massaggiatore sportivo (bisogna immaginare un non vedente che corre sul campo in soccorso di un giocatore infortunato o cose di questo genere, senza contare le limitate prospettive di lavoro), o del massaggiatore termale, che ovviamente dovrebbe lavorare solo in apposite strutture che non sono numerose.
Noi chiediamo solo la possibilità di lavorare e renderci utili in ciò che a molti di noi riesce meglio, in quanto, non essendo dotati della vista abbiamo il senso del tatto più sviluppato e la manipolazione essenziale per il massaggio ci riesce senz’altro meglio.
Non vogliamo assolutamente ghettizzarci, ma la figura del massofisioterapista deve continuare ad esistere, magari con una preparazione ancora migliore di adesso, per tutti i non vedenti che hanno deciso di intraprendere questa professione per aiutare gli altri e avere un posto attivo nella società, senza essere considerati delle cellule tumorali da estirpare com’è opinione di alcuni terapisti della riabilitazione che si sentono minacciati dalle nostre qualità.


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