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LAVORO

I.M.E.G.: quale risposta politica?



Comunicazione Antagonista ha ritenuto doveroso dedicare la prima pagina alla vicenda IMEG. La chiusura, il fallimento, per certi aspetti paradossale, della più grande azienda del marmo al mondo, concessionaria di ben 70 cave nel bacino di Massa Carrara, con sedi a Carrara, Massarosa ed a Montemerano nel Grossetano.

Un’azienda dalle grandi potenzialità, fondamentale nel settore del marmo Apuo Versiliese, dove costituisce un polo produttivo che occupa, nei tre stabilimenti, circa 240 lavoratori. Abbiamo, attraverso lo strumento del giornale, espresso la nostra solidarietà agli operai IMEG in lotta, incontrando loro ed il Consiglio di fabbrica, che ha prodotto l’articolo intervento che pubblichiamo.
Di comune accordo abbiamo stabilito di aggiungere una nota redazionale che, dal particolare della vertenza IMEG, metta a fuoco alcuni elementi di carattere generale, in modo di non rendere asettico il rapporto, dando dinamicità dialettica al confronto.
La scomparsa della IMEG rappresenta un colpo gravissimo all’economia dei territori interessati e per il bacino Apuo Versiliese. La speculazione dei padroni uccide 240 famiglie operaie. Il crollo della IMEG ribadisce, una volta di più, la logica del modo di produzione capitalistico che, se i profitti sono sempre più alti, preferisce chiudere le fabbriche e produrre altrove, dove il costo del lavoro è più basso.
Le istituzioni, i partiti, i sindacati, al di là della virtuale solidarietà ai lavoratori, hanno dimostrato per l’ennesima volta il loro ruolo passivo, deleterio, incompatibile con la difesa degli interessi operai. Dobbiamo prendere atto che nonostante un anno di lotte portate avanti dagli operai IMEG, le fabbriche sono state chiuse e i 240 dipendenti sono attualmente in Cassa Integrazione. Questo non può non portare ad una riflessione e ad alcune considerazioni di carattere generale.

Tracciamo tre punti per sviluppare l’approfondimento in termini di analisi, per favorire una maggiore comprensione della fase, della ricerca e della possibilità di risposte politiche adeguate, in un contesto dove il proletariato è privo di rappresentanza politico-sindacale dei suoi interessi:

a) La natura dell’attuale crisi economica evidenzia le manifestazioni, che si traducono in costi altissimi per i proletari: dall’aumento dei ritmi di sfruttamento, con il conseguente carico di morti ed infortuni, alla disoccupazione che aumenta vertiginosamente nei paesi dei centri imperialisti ed assume carattere strutturale, innescando segnali contraddittori - da una parte s’innalza la produttiva ed allo stesso tempo si espelle manodopera che non tornerà più nel ciclo produttivo.
b) Dentro il maggior sfruttamento della forza lavoro si annida l’insidia più pericolosa per la classe: la riduzione ai minimi termini della conflittualità ed il tentativo di depotenziamento attraverso il processo materiale di scomposizione.
I segnali indicano che le azioni di contenimento, prevenzione - repressione e criminalizzazione dei focolai di lotte che si rivelano destabilizzanti per l’ordine costituito, sono parte dell’insieme di misure per contenere gli effetti della crisi economica, politica, sociale del sistema capitalista, nella tendenza generale che sottolinea il restringersi dei margini di mediazione politica tra le classi.
c) Oggi il quadro che si presenta nel campo proletario, per quanto riguarda l’autonomia di classe, fattore politico intorno a cui ruotano le spinte conflittuali ed i tentativi di organizzazione al di fuori della gabbie neocorporative e sindacali, registra notevoli difficoltà nella costruzione di lotte politiche adeguate alla fase.

Le lotte di resistenza dei lavoratori, pur importanti ed in alcuni casi capaci di conquistare parziali “vittorie”, sono destinate inevitabilmente alla sconfitta.
Il mondo frastagliato dell’autorganizzazione ed i movimenti economico-rivendicativi rappresentano un indubbio elemento positivo, espressione dell’opposizione di classe; mostrano però i loro limiti nella difficoltà di superare una logica settoriale incapace di spezzare il quadro generale delle compatibilità e di rappresentare gli interessi generali della classe.
I tempi politici impongono alle istanze operaie più mature di lavorare nella direzione di un processo ricompositivo, capace di valorizzare i tentativi autonomi ed indipendenti della classe, coniugando il particolare al generale, non separando le lotte di resistenza economico-rivendicativa dalla lotta politica e rivoluzionaria, per definire il progetto che solo la pratica sociale, nell’azione diretta può determinare..



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