art703
Articolo precedente Articolo seguente Sommario Home page

LAVORO

NO AGLI SCIACALLI CHE GIRANO SOPRA LA IMEG E NO AI RICATTI!


In questo intervento la rappresentanza sindacale (RSU) della IMEG illustra i passaggi che hanno portato alla situazione attuale.

La lotta dei lavoratori della IMEG dura dal novembre 1996, quando in un incontro con l’azienda ci fu esposto un quadro totalmente roseo e positivo della IMEG e noi ci preoccupammo non poco. Ci sembrava molto strano che gli azionisti ci dicessero questo, perché tutto ciò contrastava visibilmente con quella che realmente era la situazione della IMEG.
La IMEG già allora pagava il prezzo di avere 2 (due) azionisti con il 50% di azioni ciascuno, i quali, non fidandosi tra loro e avendo come unico obbiettivo l’abbattimento ad ogni costo dell’altro, avevano fatto sì che in ogni ruolo strategico dell’azienda vi fossero due figure professionali non più rispondenti ad IMEG e quindi all’interesse di essa, bensì alla logica distruttiva di ciascuno dei due azionisti. Questa forte anomalia al vertice aveva di fatto creato una paralisi gestionale ad ogni livello, che rendeva problematica ogni decisione, fosse stata anche la più logica per il bene dell’azienda.
Questo quadro sconfortante, nonostante le numerose denunce dei lavoratori, aveva sostanzialmente fatto precipitare la IMEG in una situazione drammatica.
Commesse ad un passo dall’acquisizione svanite nell’arco di una giornata per il voto di uno degli azionisti, impianti semiparalizzati, chiusura di depositi, difficoltà negli approvvigionamenti di materiale delle cave, forte indebitamento con banche e fornitori, assenza di direttive univoche di responsabili dei reparti, allontanamento di altre figure professionali e, per finire, mancanza di investimenti e di strategie. Se questo era il quadro drammatico della IMEG, come era possibile che l’azienda tentasse di farci credere esattamente l’opposto?
La risposta ci fu due mesi dopo, esattamente un anno fa: 80 lavoratori dello stabilimento di San Rocchino in mobilità e probabile chiusura futura dell’impianto. Questo era il prodotto delle loro valutazioni per risolvere alla IMEG i problemi che, con la loro incapacità, essi stessi avevano creato. Abbiamo anche accettato la Cassa Integrazione per 60 lavoratori, come alternativa alla mobilità, pur essendo ben consapevoli che i veri problemi della IMEG erano, e sono, nei suoi proprietari. Quando con il ricorso alla CIG [Cassa Integrazione Guadagni] gli abbiamo tolto ogni alibi, smascherato ogni tentativo di scaricare i problemi sui lavoratori dipendenti, la crisi dell’azienda si è fatta più acuta, arrivando al collasso finanziario. Alla nostra richiesta che tutti e due i soci si facessero da parte risposero il 2 luglio scorso con un accordo sottoscritto dal Prefetto di Lucca, con cui l’Architetto Fisher s’impegnava ad acquistare per 14 miliardi la quota del Petacchi [N.d.R. l’altro proprietario].
Ma per acquistare ci vogliono i soldi e Fisher non li aveva, come non li ha oggi. Ci ha preso in giro tutti, giorno dopo giorno, mese dopo mese, con promesse, fantomatiche trattative, ipotetiche multinazionali disponibili a rilevare la quota del Petacchi, per poi dare la maggioranza a lui. Le bugie hanno le gambe forte e Fisher le ha cortissime. Invenzione dopo invenzione ha portato l’azienda al fallimento, ha tentato più volte di allineare il patrimonio dell’azienda per acquisire la maggioranza del pacchetto azionario ed ha respinto anche l’ultima possibilità di acquisto dell’azienda avanzata da un gruppo spagnolo. Infine, ha compiuto l’ultimo atto della sua folle strategia, respingendo l’ultima possibilità di salvare la IMEG attraverso la richiesta avanzata dai lavoratori, dalle istituzioni, dal sistema bancario, di presentare la domanda di Amministrazione controllata, azzerando il Consiglio d’Amministrazione, sostituendolo con manager di provata professionalità, affidando, poi, ad entrambi i soci il mandato a vendere le proprie quote. Senza l’azzeramento del C.d.A. e senza la disponibilità a vendere l’intero pacchetto azionario, significa lasciare tutto com’è, senza rimuovere minimamente le cause della crisi, ed un amministrazione così non serve a nulla. L’Arch. Fisher ha quindi scelto il fallimento!
Il giorno 12 febbraio 1998 era il termine ultimo entro il quale il Giudice del Tribunale Fallimentare di Lucca doveva esaminare la richiesta di fallimento del gruppo IMEG, a seguito dell’ingiunzione di pagamento avanzata da alcuni creditori.
Vista l’importanza ricoperta dal gruppo, sia nel settore che nel comparto economico Apuo Versiliese, il Giudice, dando seguito alla richiesta avanzata dalla società di richiedere il ricorso all’Amministrazione Controllata, aveva prorogato i tempi del riesame al 26.03.98, termine entro il quale l’azienda s’impegnava a costruire un piano di recupero industriale e finanziario.
Un pool di professionisti, incaricato dal gruppo IMEG di redigere il piano suddetto, ha interpellato i soggetti interessati alla vicenda, e cioè: sindacato, istituzioni, cooperative di escavazioni, banche, chiedendo quali erano le eventuali pregiudiziali di cui tener conto nella stesura del piano - visto che il Giudice Fallimentare doveva porre come garanzia per la concessione dell’Amministrazione Controllata, una sostanziale convergenza di obbiettivi.
I professionisti misero a verbale sostanzialmente 3 punti chiave, dove tutti i soggetti di cui sopra si identificavano:
1) azzeramento del Consiglio d’Amministrazione;
2) gestione affidata a professionisti di riconosciuta professionalità nel settore;
3) disponibilità dei due soci a cedere le proprie quote azionarie ad altri eventuali acquirenti.
Nei fatti è successo che i professionisti incaricati dall’azienda hanno prodotto un piano di ristrutturazione che prevede tagli occupazionali, non prevede investimenti, non fornisce prospettive. Viceversa non viene dato alcun cenno ai 3 punti che i soggetti sopra citati avevano esplicitamente richiesto ai professionisti.
Non viene, soprattutto, data alcuna risposta in merito alla richiesta, rivolta ai soci, di mettere in vendita le proprie quote, visto che tutti concordano sul fatto che la causa principale di questa drammatica situazione, che mette a rischio l’occupazione di centinaia di lavoratori, va fatta risalire alla loro immisurabile incompetenza e deleteria ostinazione a farsi la guerra tra loro. Prendiamo atto della sentenza del Tribunale di Lucca, che non accogliendo la domanda di Amministrazione Controllata ha decretato il fallimento della IMEG; dal 15 aprile è stata annunciata la cassa integrazione ai 240 dipendenti per 12 mesi.
Per i lavoratori della IMEG rimane fondamentale l’obbiettivo della difesa dell’occupazione che il fallimento rischia di penalizzare pesantemente e quello di riuscire a recuperare un’esperienza che è che è fondamentale per tutti. I lavoratori della IMEG hanno già dato la loro disponibilità a costituire un’esperienza cooperativistica che, d’intesa con le cooperative dei cavatori e aperta al contributo di capitali pubblici e privati, possa porsi l’obbiettivo di rilanciare la IMEG partendo dall’affitto dell’azienda.



Articolo precedente Articolo seguente Sommario Home page Scrivi alla redazione