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LOTTA PER LA CASA
La comunità eritrea e la lotta per il diritto alla casa a Firenze
Da oltre 20 anni una grossa rappresentanza del Corno d’Africa si è insediata nel capoluogo toscano. È cresciuta numericamente e oramai rappresenta per lo meno 3 generazioni diverse tra di loro. Va detto con estrema chiarezza, che la comunità eritrea è la comunità che ha maggiori legami e rapporti con le istituzioni e i sindacati. Infatti dalla fine del 1960 la vecchia Democrazia Cristiana e l’allora Partito Comunista hanno considerato la rappresentanza eritrea come il loro “fiore all’occhiello” sulle politiche per l’immigrazione. Ancora oggi, i legami con le istituzioni sono estremamente saldi e la comunità beneficia di finanziamenti da parte della Regione, della Provincia e del Comune. Sono numerose infatti le iniziative culturali, i convegni, i meeting e le feste organizzati dalla comunità in collaborazione con gli enti locali e le istituzioni.
Va ricordato anche che esiste un gemellaggio politico, culturale ed economico tra Firenze e la capitale dell’Eritrea, Asmara. Questo gemellaggio non è unicamente culturale ma attraversa una fitta rete di rapporti commerciali. Molte ditte legate al comune di Firenze sono oggi compartecipi della ricostruzione della capitale eritrea. Per concludere questa introduzione ricordiamo che le nuove linee politiche ed economiche del governo eritreo hanno scelto come referente economico il più sfrenato liberismo economico, con tutte le conseguenze del caso. Ricordiamo che gli alleati economici scelti dal governo eritreo sono gli Stati Uniti d’America e lo stato d’Israele.
Questo tessuto di rapporti nel tempo è diventato strumento utile di costante ricatto anche sulla vita e la condizione sociale di centinaia di connazionali eritrei. Infatti le condizioni di lavoro, in particolare delle donne che prestano collaborazione domestica, sono alle soglie dei minimi livelli di accettabilità umana. Due pomeriggi liberi a settimana, con turni di 12 ore al giorno per poco meno di 1 milione al mese.
Qualcosa si è rotto
Nel luglio del ’97 alcuni giovani ed alcune ragazze eritree, insieme a nuclei di senza casa italiani e del Marocco, hanno occupato uno stabile letteralmente da ricostruire in Via del Ghirlandaio. Questo episodio ha provocato un insieme di contraddizioni all’interno della comunità stessa. Facendo uscire dalle case moltissime donne, liberando un insieme di energie fino a quel momento compresse da troppi ricatti. Da questa occupazione è nata un’assemblea di donne eritree che ha cominciato a vedersi sin dalla fine di agosto. Questa assemblea ha ricercato nel Movimento di Lotta per la Casa il suo referente come polo costitutivo di una battaglia per la ricerca di un’abitazione e di una dignità migliore nella vita quotidiana. L’Assemblea delle donne eritree si riunisce ormai da 8 mesi ogni giovedì pomeriggio in Via di Mezzo (l’unico giorno possibile, giorno libero per le lavoratrici “domestiche”, è il giovedì pomeriggio). Il Movimento di Lotta per la Casa, in comune accordo con l’Assemblea ha costruito una vera e propria vertenza per il diritto alla casa alle donne che hanno esercitato nel corso degli anni la collaborazione domestica per i tanti padroni delle case del capoluogo toscano. L’insieme dei problemi nati da questa vertenza è tanto:
1) la differenza tra generazioni, molte anziane, ma anche tante giovani;
2) la ricostruzione di vincoli di solidarietà comune;
3) l’uscire dalla cerchia e dai paletti messi su dalle politiche delle comunità.
In mezzo a queste contraddizioni sono nati numerosi momenti di lotta, limitati purtroppo dalle condizioni di tempo libero esistenti nelle donne della comunità. Dopo 8 mesi sono stati occupati 5 alloggi (Via de’ Pepi e Piazza Elia Della Costa) per soddisfare i bisogni di coloro che avevano più urgenza di un tetto sopra la testa.
Soprattutto è stato ottenuto, dopo quasi un anno, un alloggio da parte del Comune per 3 donne eritree. Questo è il frutto delle lotte, della determinazione di questa esperienza di autorganizzazione. Purtroppo una delle assegnatarie dell’alloggio strappato con le unghie e con i denti non ha mai visto una casa propria. Infatti quasi per fatalità, come se rappresentasse un segno del destino, la consegna delle chiavi è avvenuta l’indomani della sua morte.
Le contraddizioni costruite dentro questa battaglia sono tante. Per la prima volta un gruppo di donne eritree ha cominciato ad appropriarsi in prima persona di un diritto negato da sempre. Per la prima volta si sta cercando di costruire un percorso che tuteli la propria identità culturale ma che al medesimo tempo rafforzi processi e percorsi di autorganizzazione e autogestione. E, forse, ancora per la prima volta, vengono minate le basi e le fondamenta delle relazioni istituzionali, dei convegni, delle promesse, dei presidenti e delle commissioni. Come tante esperienze non sappiamo dare tempo né durata a questo tipo di percorso, sappiamo però che l’originalità di queste esperienze può essere solo un enorme momento di ricchezza per tutto l’insieme del Movimento Antagonista che lotta per la trasformazione societaria.