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LOTTA PER LA CASA

Lotta per la casa a Pisa


Pisa, maggio ‘97: sei famiglie senza casa, organizzate con il Movimento di Lotta per la casa, occupano, nella centrale via Bonaini 117, un immobile sfitto, ennesimo moloch alla speculazione edilizia, mai abitato dal ‘90, anno di costruzione. Dopo due mesi di trattative con la proprietà e con l’Amministrazione comunale, l’intervento in forze della polizia, le denunce della magistratura, l’indifferenza dell’assessore competente (Maurizio Bini, Rifondazione Comunista) “risolvono il problema”: i senza casa sono di nuovo in strada mentre l’edificio torna al suo vuoto originario. Seguono giorni di campeggio sotto le Logge di Banchi, antistanti il palazzo comunale, la proposta di avviare percorsi di autoristrutturazione come risposta al bisogno abitativo e, infine, una nuova occupazione, questa volta di uno stabile di proprietà pubblica in via Cesare Battisti: e, ancora una volta, la risposta repressiva.
6649 appartamenti censiti come sfitti: in parte effettivamente vuoti, in parte locati al nero con giri d’affari miliardari esentasse. Topaie cadenti affittate a prezzi da capogiro agli immigrati, costretti necessariamente a convivenze forzate, in tanti stretti in spazi angusti che chiunque considererebbe malsani. Ciò che è appena appena meno degradato viene affittato agli studenti, a 400.000 lire al posto letto. Per i residenti affitti che valgono un salario, dal milione al mese in su Una situazione insostenibile che si coniuga con il progressivo svuotamento del centro storico, patrimonio quasi esclusivo di università-banche-uffici-negozi: al 117 di via Bonaini, sotto ai sei appartamenti vuoti, splendono le luci della Deutch Bank, in un alternarsi di pieni e vuoti che diventa paradigma dell’intera città.
Una situazione, quella pisana, che potremmo definire -con Prodi - “normale” e alla quale la giunta sta dando proprio risposte “normali” ovvero compatibili, pilatesche - un pizzico di assistenzialismo e grossi premi al mercato, irrisolventi: mutui agevolati per le giovani coppie - quelle che, sotto i 35 anni, hanno la possibilità di acquistarsi la casa; integrazione degli affitti per i non abbienti - così da non intaccare il mercato né per quanto riguarda le cifre né per ciò che concerne le modalità d’affitto (l’integrazione, oltre a non essere garantita nel tempo ed essere in ogni momento revocabile, è data personalmente all’inquilino senza che il Comune compaia nel contratto che può così anche non esserci: il contributo pubblico, lungi dal calmierare la speculazione, finisce per avvallare il mercato nero); costruzione del PEEP ennesima colata di cemento in una periferia già ingrigita (per altro una percentuale risibile di appartamenti sarà destinata ad alloggi popolari mentre la maggior parte saranno destinati agli acquisti delle cooperative).
Oltre a questo, in risposta alle occupazioni e all’urgenza abitativa, solo fiumi di parole: un bando di concorso per 5 (cinque) appartamenti da autoristrutturare che doveva essere bandito a settembre (97!) e del quale non c’è traccia; promesse di controlli incrociati per scovare gli appartamenti affittati al nero agli studenti (l’unico dato certo emerso è l’inesistenza di dati pubblici); uno scandalizzarsi demagogico per i troppi immobili, pubblici e privati, vuoti.
Al sostanziale immobilismo della giunta fa da contraltare il vociare aggressivo di quell’insieme di interessi che sempre più vanno ad assumere le sembianze di un vero e proprio partito del mattone: alcune grandi famiglie di proprietari e costruttori, il loro entourage di amministratori/avvocati/notai, i loro sponsor politici - da Forza Italia ad Area Socialista, sigla fantasma che nasconde uno scalpitare elettoralistico in rincorsa a qualche frammento di potere nella giunta che verrà (l’Ulivo due che sarà rieletto a novembre). Ultimo vessillo sbandierato da Lor signori, che tante storie riassume in se’, è la destinazione d’uso dell’ex Hotel Nettuno: per anni casa dello studente, poi artificiosamente dichiarato inagibile (tanto pericoloso che al piano terra ospitava e ospita tutt’oggi uffici pubblici) e svuotato così in gran fretta, chiuso per anni, occupato dal movimento studentesco del ‘90 e sgomberato con violenza poche ore dopo (appendice giudiziaria per oltre 70 tra studenti, lavoratori, compagni antagonisti - tutti assolti dopo un maxiprocesso durato un mese), finalmente ridestinato a casa dello studente, è ora reclamato a gran voce dai liberi imprenditori mattonari per trasformarlo in albergo di lusso, come se questo mancasse in una città che non riesce neanche a far decollare un turismo diverso dalla toccata e fuga alla Torre Pendente (e che peraltro è sempre più impoverita di servizi sociali e vede la fuga degli abitanti verso comuni limitrofi con costi della vita appena più accessibili).
A levare gli scudi contro “gli studenti in un palazzo storico” è, in primo luogo, l’Associazione Amici di Pisa il cui presidente, Mauro Del Corso, è anche l’amministratore/speculatore, tramite la soietà Edilvip, proprio di via Bonaini 117. E la Nazione è il media destinato a far montare la “campagna di opinione”.
In questo quadro di diritti negati e arroganza speculativa, il Movimento di Lotta per la casa e i Collettivi per l’Autorganizzazione Sociale hanno dato il via ad una sorta di mappatura delle aree dismesse disegnata attraverso la pratica dell’occupazione: spazi e immobili che vengono occupati mettendo in campo tanto una dimensione di denuncia (mostre, conferenze stampa, volantinaggio nei quartieri interessati) quanto di riappropriazione, sia pure temporanea (assemblee, cene, feste). Immobili strategici per collocazione nel territorio, perché particolarmente esemplificativi, perché in stretto rapporto con quei poteri forti che si vuole andare ad intaccare.
Il primo, nel giorno della manifestazione a Camp Darby contro la presenza militare USA, è stato l’ex deposito del gas di via Quarantola, in San Giusto, quartiere dormitorio stretto tra la ferrovia e l’aereoporto (civile e militare), palazzi su palazzi senza uno spazio sociale o del verde attrezzato, acusticamente inquinato fino ad essere quasi invivibile. L’area occupata è molto vasta, una palazzina, un capannone, un ampio spazio verde. Il proprietario sogna una riga di palazzoni. E’ talmente scandaloso che ci sono delle remore pubbliche a consentirglielo.
Alcune settimane dopo viene aperto l’enorme palazzo ex Aci, in via san Martino, una delle più belle del centro storico ma anche una delle più vuote: in poche decine di metri sono ben quattro i grandi palazzi sfitti. La proprietà Gambini - tra i maggiori palazzinari di Pisa - vuole farne pochi enormi appartamenti di lusso.
Quindi, in risposta anche alle prese di posizione degli Amici di Pisa, per ricordare a tutti quali siano le speculazioni che a questi signori fanno capo, una nuova occupazione di via Bonaini 117.
Si tratta di andare a rompere il clima di pace sociale che la giunta ulivista tenta disperatamente di accreditare in città, nascondendo e nascondendosi il disagio sociale, quello fatto di sfratti e di senza casa, di 35.000 iscritti alle liste di collocamento in una città con meno di 100.000 abitanti, di servizi sociali assolutamente sotto stimati, di spazi e possibilità aggregativi fantasma cui si risponde solo con finanziamenti a circoli Arci che facciano da calmieratori delle tensioni; un disagio sociale che si tenta di sedare con piccole concessioni purché ognuno stia nel suo e non prenda pubblicamente la parola: qualche soldo per integrare l’affitto, qualche pacco di pannolini per i neonati... Altrimenti si ricorre al vecchio collaudato sistema repressivo, sgomberi e denunce.
Occupare, autogestire: è la campagna di primavera, appena cominciata...

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