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UNIVERSITA'

Martinotti capitano d'azienda


Da mesi, ormai, stiamo parlando della Bozza di riforma universitaria (Martinotti), che rischia di passare, nonostante gli sforzi del movimento studentesco, oltre l’attenzione dell’opinione pubblica troppo abituata alle riforme e ai decreti di smantellamento sociale. E’ ancora il governo di Centro-Sinistra a fare la differenza e a permettere l’attuazione di tutte le riforme neoliberiste progettate dai vari governi democristiani nel corso degli anni (così come l’entrata in Europa dell’Italia). Ultimamente abbiamo assistito, infatti, al varo di due finanziarie che hanno sostanzialmente decretato la fine di tutte le conquiste sociali frutto di anni di lotta, come se questo governo non avesse neppure bisogno di legittimazione politica per il suo operato. Teniamo a sottolineare l’importanza e la particolarità di questo progetto di riforma, visto che non a caso viene presentato oggi in questo contesto e con precedenti ben precisi. E’ con la legge Ruberti del ‘90 che si da inizio alle politiche di autonomia didattica e finanziaria dell’università (decentramento amministrativo), che con una serie di decreti ha delegato agli Atenei e alle regioni la gestione di alcune risorse, che comunque hanno creato le prime differenze. Oggi, però, questi provvedimenti sembrano non essere più sufficienti, tanto che la Martinotti propone una completa ristrutturazione del sistema universitario sul modello americano. Infatti, nella prima parte del documento (intitolato: La filosofia di intervento) si vuol giustificare la necessità della riforma partendo da una critica dell’università e degli inefficienti interventi politico-amministrativi che si sono susseguiti negli ultimi anni, evitando accuratamente di illustrarne le cause e limitandosi ad evidenziarne gli effetti. Il documento individua dieci principi generali cardini del processo di innovazione: dalla contrattualità del rapporto studenti-ateneo, alla differenziazione competitiva tra gli atenei, passando per la flessibilità curriculare e la mobilità delle risorse umane. E’ questa la dimensione con cui si affronta il problema dell’istruzione, utilizzando gli stessi termini (quindi concetti) del mondo del lavoro: se si richiede flessibilità ai lavoratori, si richiede anche agli studenti, così che, come futuri lavoratori precari, siano già preparati a queste parole d’ordine. Si chiede, quindi, agli studenti di scegliere l’offerta formativa tra vari atenei, di stipulare con quello prescelto un contratto, di accumulare e spendere crediti, al fine di ottenere un riconoscimento funzionale all’accesso ai vari corsi di specializzazione post laurea. Altro aspetto sostanziale é indubbiamente quello economico, che di fatto limiterà la possibilità di accesso ai corsi e dunque l’impossibilità di stipulare contratti a tutti coloro che non potranno sostenere gli alti costi previsti perché il sistema delle imprese non ha alcuna intenzione di finanziare i costi di formazione della propria futura forza-lavoro. In questo modo le imprese ottengono un doppio guadagno: da un lato, con la limitazione della spesa pubblica per l’istruzione, sperano in un maggior sostegno da parte dello Stato (meno tasse), dall’altro fanno ricadere le loro esigenze di personale specializzato su chi spera di diventarlo. La mistificazione è palese, perché, allo stesso modo di come si compra un’automobile, lo studente acquista un percorso formativo per ottenere il discutibile privilegio di essere in futuro messo “in produzione” da qualche impresa. Privilegio, per di più, nemmeno garantito! D’altra parte viviamo in un’epoca che ha il proprio fulcro ideologico nella valorizzazione individuale e nell’autoimprenditorialità, per cui non è strano vedere i costi per l’inserimento nel mercato come un investimento individuale. Ricordiamo, inoltre, che la “filosofia” della bozza Martinotti è anche quella della riforma e del riordino dei cicli scolastici della scuola media inferiore e superiore. Sono questi i motivi per cui gli studenti non sono disposti ad accettare questa riforma, ponendosi come fermi oppositori all’aziendalizzazione della Cultura e decisi sostenitori di un’istruzione libera, gratuita e di massa.

Vedi anche:


Scienze politiche occupata Firenze documenti dell'occupazione
Studenti Screditati Torino documenti sulla Martinotti
Formazione Contro
Deposito Bulk Milano
Lettere occupata Palermo (documenti del feb.98)


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