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KURDISTAN
Kurdistan: storie di ordinaria repressione
Il 21 marzo è per il popolo kurdo una data fondamentale, costituendo al tempo stesso una giornata di festa e di lotta.
La festa del Newroz che si tiene in quel giorno non costituisce soltanto la celebrazione del capodanno kurdo, con rituali risalenti all’antico cerimoniale zoroastriano (quali i fuochi accesi sulle montagne), ma si richiama anche alla leggenda del principe kurdo che sconfisse l’oppressore, venendo ad assumere una forte valenza di rivendicazione politica.
La festa e le seguenti manifestazioni politiche sono vietate dal regime turco e vengono sistematicamente represse dalla polizia e dall’esercito. Quest’anno, la repressione in Kurdistan è stata particolarmente feroce, a fronte di una sollevazione popolare più ampia che negli anni passati.
Le immagini, trasmesse anche dalla tv italiana, ci hanno mostrato tanks e cingolati della polizia turca per le strade a disperdere manifestazioni di migliaia di persone scese in piazza per urlare “Kurdistan libero” e “fascisti, il Kurdistan sarà la vostra tomba”, donne e bambini inseguiti per i vicoli e massacrati di botte, ma anche ragazzini che urlavano la loro rabbia contro le forze armate scagliando pietre contro le camionette.
Si è parlato di una vera e propria “Intifada kurda”: a Diyarbakir e Van sono scese in piazza più di cinquantamila persone.
Il bilancio comunque è stato terribile :un bambino è morto a Van, schiacciato da un tank della polizia e una donna è morta dopo essere stata in coma per alcuni giorni dopo le manganellate ricevute dalla polizia; quattrocento gli arresti nella sola Diyarbakir, più di cento i feriti, di centinaia di persone non si ha più notizia.
A Diyarbakir era presente una delegazione di osservatori e osservatrici italiani che non ha subito miglior sorte: tre membri sono stati arrestati con l’accusa di “istigazione alla violenza” per aver partecipato alla manifestazione. Due di essi sono stati rilasciati dopo tre giorni, mentre il terzo, Dino Frisullo, detenuto nel carcere speciale di Diyarbakir dove ha fatto anche lo sciopero della fame, è stato liberato solo dopo il processo, il 28 aprile. Frisullo era stato accusato di “istigazione alla violenza e all’odio razziale “per aver gridato alcuni slogan contro il regime turco durante la manifestazione e per avere dei documenti in cui si menzionava la parola Kurdistan.
In Italia si è avuta una forte mobilitazione nei giorni in cui permanevano in carcere anche gli altri compagni italiani (a Firenze ci sono stati tre presidi sotto il consolato turco e una presenza al consiglio comunale per far votare un ordine del giorno), poi l’attenzione è calata.
Questo ha permesso di far passare sotto silenzio le dichiarazioni del neo insediato ambasciatore turco in Italia, il quale ha dichiarato che “non sarà l’arresto di un provocatore quale Dino Frisullo a compromettere i rapporti tra Italia e Turchia”, nonostante avesse precedentemente dichiarato che la mobilitazione contro il regime turco in Italia fosse dovuta al fatto che in Italia governa “un manipolo di bolscevichi”. Comunque i rapporti tra i due governi rimangono più che buoni e sono stati recentemente rinsaldati dalla vendita di una partita di elicotteri da ricognizione Agusta alla Turchia (commessa statale, con tanto di firma del ministro Dini, in barba a tutte le moratorie sulla vendita di armi)e da un accordo siglato tra Piaggio Aeronautica e governo turco per la vendita di componenti per velivoli.
A partire dal turismo (prima voce nelle entrate dell’economia turca) bisogna attivarsi per il boicottaggio attivo degli interessi del governo turco, che investe più del 30%del P.I.L. nella guerra contro il popolo kurdo.