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CHIAPAS
Resoconto della COMMISSIONE CIVILE INTERNAZIONALE DI OSSERVAZIONE DEI DIRITTI UMANI
L’idea di una Commissione Internazionale ha preso forma durante la riunione tenuta a fine 1997 a Barcellona organizzata dalla rete dei partecipanti al 2°incontro intercontinentale e la proposta è stata inviata al Vescovo di San Cristobal Mons. Samuel Ruiz quale presidente della Commissione Nazionale di Intermediazione, istanza formalmente riconosciuta dalle parti in conflitto e dalla legge dell’11 Marzo 1995 per il Dialogo, la Conciliazione e la Pace con dignità in Chiapas, il quale con lettera del 14 Gennaio firmata assieme al Segretario Esecutivo Dott. Gandara dava lo speranzoso benvenuto all’iniziativa per cui DIVERSE istanze e personalità civili e religiose si erano riunite in Commissione, invitando formalmente la stessa di modo che in contatto con altre istituzioni messicane si possano disegnare insieme i criteri, meccanismi e compiti che aiutino noi tutti nell’obbiettivo comune dei diritti umani e della pace. Questo invito, per inciso, ha scatenato contro Samuel Ruiz una ondata di durissime critiche da parte di personalità ufficiali del regime, accompagnate da prese di posizione xenofobe, non usuali in Messico, da parte di giornali e di politici di governo. Per rispondere a questa campagna di delegittimazione della CONAI e di xenofobia (definita da alcuni selettiva), decine di organizzazioni politiche, sociali e civili e personalità della società civile messicana rispondevano con una pagina a pagamento su La Jornada del 21 Febbraio dando il benvenuto alla Commissione, ripudiando la campagna xenofoba e sottolineando come il governo abbia da tempo rinunciato alla sovranità nazionale subordinandola agli interessi del capitale finanziario mondiale, chiedendo la fine della campagna di delegittimazione della CONAI e della COCOPA, che detto per inciso sono gli unici due canali ufficiali per proseguire i tentativi di riprendere costruttivamente il dialogo. La loro delegittimazione infatti ha un significato ben preciso nella strategia governativa di preparare le condizioni per la ripresa del conflitto armato. Coerentemente a ciò il Governo il 15 Febbraio, giorno di inizio ufficiale del lavoro della Commissione, offriva maggior distensione in Chiapas nel caso di un dialogo diretto, che saltasse cioè (contro la legge citata sopra) le due commissioni che oltre ad essere le istanze ufficiali, costituiscono un ponte credibile per la società civile. Questa lunga premessa é necessaria per situare correttamene il lavoro della Commissione ed il suo status, concordato preventivamente e riconosciuto da istanze ufficiali, quando invece personalità (più personaggi che personalità in realtà) del governo hanno accusato la Commissione di essere al soldo di società multinazionali non meglio precisate ed i medici in essa presenti di essere venuti per lucrare sulla miseria degli indigeni (sic!). Ma anche all’estero si é tentato di minimizzare il lavoro da parte di chi ha creduto di vedervi una diminuzione del proprio protagonismo. L’esistenza di tentazioni di utilizzare gli avvenimenti del Chiapas a fini propri di immagine e di potere e purtroppo una meschina realtà di cui si dovrà pur parlare alla fine, senza attivare polemiche che sarebbero negative di fronte all’opinione pubblica che vogliamo mobilitare per giungere a soluzione del problema della pace in Chiapas.
Venendo al lavoro della Commissione Civile questa ha effettuato incontri istituzionali a Città del Messico, Tuxla Gutierrez (capitale del Chiapas), San Cristobal de las Casas, nei territori delle 5 Aguascalientes, in un certo numero di municipi autonomi, la zona nord (dove la situazione é particolarmente grave, di isolamento, panico e terrore a causa della attività semilegalizzata delle organizzazioni paramilitari), alle comunità di desplazados accolte sia nelle Aguascalientes che nei Municipi Autonomi ed anche nella zona nord. Seguendo criteri di imparzialità sono stati incontrati rappresentanti governativi, CONAI e COCOPA, rappresentanti di organi istituzionali coinvolti (Governo dello stato, Commissione Diritti Umani, l’incaricato governativo per la soluzione del conflitto, Rabasa etc), Ong, rappresentanti di municipi autonomi, rappresentanti di municipi governativi ed anche di organizzazioni paramilitari quali Pax y Justicia.
Le conclusioni della Commissione sono che nello stato messicano del Chiapas la condizione dei diritti umani versa in una situazione di deterioramento gravissimo e che nello stato si vive un momento di pesante decomposizione politica e sociale ed in particolare come le comunità indigene subiscano le conseguenze di una violenza e impunità generale. I principali fattori che generano questa situazione sono:
L’intensa militarizzazione della zona (con un rapporto popolazione civile, comprese donne e bambini, di 4 a 1); ufficialmente l’esercito è presente per compiere lavori sociali, mentre in realtà compie operazioni di polizia, costituzionalmente improprie, ed occupa posizioni strategiche che a seguito della Legge per la concordia, la Pacificazione e la Pace non avrebbe dovuto occupare.
Occupazioni di terre destinate alla coltivazione, inquinamento di pozzi d’acqua, intimidazioni e minacce alla popolazione civile, clima di terrore ed insicurezza, violenze personali non esclusi stupri sono i più significativo ma non i soli elementi negativi di questa presenza.
1) la presenza di almeno 12 organizzazioni paramilitari che operano impunite (fino alla strage di Acteal non risulta che vi fossero loro componenti in prigione o in stato di fermo), é emerso che queste organizzazioni sono in stretto rapporto con la polizia e l’esercito da cui ricevono armi, viveri e istruzione. Alcune autorità negano l’esistenza di organizzazioni paramilitari, che altre invece ammettono. Il giornale moderato e di orientamento economico El Financiero elenca con precisione : Paz y Justicia (strettamente legata a parlamentari del Partito Rivoluzionario Istituzionale, al governo), Chinchulines, Aleanza San Bartolomé de Los Llanos, Mascara Roja, Movimiento Indigeno Rivolucionario Antizapatista, Autenticos Coletos. Di ciascuna di queste indica zona di operazione, fondatori e personaggi di riferimento (La muerte toca la puerta en Chiapas El Financiero del 6 Gennaio 98)
2) le deviazioni del potere giudiziario totalmente asservito al potere politico e che non interviene di fronte alle numerose denunce di violenze da parte di esercito federale e polizia statale
3) la situazione di MISERIA STRUTTURALE delle comunità. Questo tema meriterebbe una analisi a se per le ragioni storiche e gli interessi attuali in atto.
4) la repressione contro la società civile che colpisce con arresti ed omicidi i leaders delle comunità e delle organizzazioni sociali non solo zapatisti ma anche simpatizzanti.
Dalla strage di Ateal (23 Dic.97) al 31 Marzo oltre 30 dirigenti di comunità od organizzazioni civili sono stati uccisi senza che i colpevoli siano stati individuati.
5) l’assenza di volontà politica per arrivare a una soluzione rispettosa delle richieste indigene.
In conclusione la Commissione ha elencato i diritti umani abitualmente violati in Chiapas:
diritto alla vita, diritto alla libertà personale, alla libera circolazione, all’inuguaglianza di fronte alla legge, alla difesa, alla libertà di pensiero, di religione, di organizzazione, diritto a non essere discriminati. Da questo discende l’impossibilità di esercitare i cosiddetti diritti sociali e culturali quali diritto alla maternità e all’infanzia, all’educazione, alla cultura.
Di questa mancanza di diritti soffrono soprattutto (ma non solo) le comunità di desplazados (rifugiati) e le donne (aggressioni corporali e sessuali da parte di militari, poliziotti, paramilitari).
Come conclusione la Commissione ha formulato un elenco di raccomandazioni:
1- applicazione immediata e integrale degli accordi di san Andres
2- ripresa del dialogo sugli altri punti dell’agenda di san Andres concordata fra EZLN e Governo, dialogo ormai sospeso da oltre 17 mesi
3- attuazione del progetto di iniziativa di riforma costituzionale in materia di “diritti e cultura indigena” presentato dalla COCOPA, approvato dall’EZLN e bocciato dal Governo (ricordiamo che la COCOPA é la commissione parlamentare istituita con la legge già citata e che comprende parlamentari del partito di governo)
4- rafforzamento della funzione di mediazione della CONAI e di verifica della COSEVER
5- fine della militarizzazione paramilitarizzazione del territorio
6- assicurare l’imparzialità del potere giudiziario ed amnistiare i prigionieri politici (la cui esistenza é negata dalla CNDH Commission Nacional Derechos Humanos ed ammessa dal Procuratore Generale!)
7- ritorno dei desplazados alle comunità di origine con restituzione dei beni confiscati
8- intervento diretto della Croce Rossa Internazionale, rifiutato dal governo
9- nomina di un relatore delle Nazioni Unite sul problema del Chiapas (possibilità esclusa dal Governo)
10- garanzie per le organizzazioni dei diritti Umani messicani ed internazionali con il riconoscimento di uno statuto di Osservatore.
Ed infine, obbiettivo per cui dobbiamo batterci qui in Italia ed in Europa in maniera prioritaria, l’ applicazione della clausola democratica dei diritti umani contenuti nell’accordo di associazione economica, coordinamento politico e cooperazione, siglato dalla Comunità Economica Europea appena pochi giorni prima della strage di Acteal e che ora i parlamenti nazionali devono ratificare. Prime di terminare questa breve sintesi dell’operato della commissione é bene ricordare che il Governo ha intimato all’EZLN la ripresa immediata dei colloqui di san Andres partendo da zero ed annullando il testo già firmato, escludendo che alcuni principi in esso contenuti possano essere presi in considerazione in un nuovo testo. Il riconoscimento del diritto delle 56 etnie indigene del Messico a vivere e svilupparsi secondo la propria cultura, le proprie leggi, i propri meccanismi democratici, le proprie scelte economiche, all’interno di uno stato unitario strutturato su basi multietniche, viene escluso, sebbene il Messico assieme alla Norvegia fosse stato a suo tempo il primo firmatario del documento elaborato a Ginevra dall’Ufficio Mondiale del Lavoro.