Storia della legislazione
e della pratica dell'aborto
  
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Introduzione

Uno dei nostri primi diritti, in quanto donne, è quello di scegliere se e quando avere figli. Solo questa libertà di scelta ci consente di realizzarci per noi stesse, per i figli che già abbiamo o che avremo in futuro, per il nostro compagno, per la comunità in cui viviamo. Lo strumento migliore per operare questa scelta è la contraccezione; ma la dolorosa verità, già emersa nel capitolo precedente, è che a tutt'oggi, i metodi contraccettivi non sono sufficientemente efficaci da consentirci di evitare tutte le gravidanze non desiderate, mentre l'atteggiamento della nostra società verso la sessualità, l'educazione sessuale e l'assistenza sanitaria, rendono difficile alla donna, specialmente se molto giovane o povera, la scelta, l'acquisto e l'uso dei metodi contraccettivi pi· adatti. Ecco perchè per molte di noi è indispensabile un secondo strumento di controllo della fecondità, ossia l'aborto o interruzione della gravidanza per via medica.
La scelta dell'aborto non si compie mai senza conflitti. Anche se l'intervento, operato entro le dodici settimane da personale specializzato, richiede soltanto 10-15 minuti e non comporta nessun pericolo, si preferirebbe sempre prevenire la gravidanza piuttosto che interromperla; d'altra parte, quando non si riesce a prevenirla, molte di noi ritengono che mettere al mondo un figlio senza poterlo allevare nel modo migliore significhi, per loro e per il bambino, una esperienza ancor pia dolorosa. Noi del collettivo, perciò, siamo convinte che la donna debba essere libera di scegliere l'aborto, e vogliamo l'aborto legale, a poco prezzo (gratuito sarebbe l'ideale, come tutte le forme di assistenza medica), volontario e sicuro, in un ambiente comprensivo, aperto a uno scambio soddisfacente di informazioni e di consigli. Oggi negli Stati Uniti l'aborto è legale. Nel 1973, dopo anni di ricerca e di pressioni a tutti i livelli - gruppi femministi, centri di pianificazione familiare, movimenti per i diritti civili - la Corte suprema statunitense ha legalizzato l'aborto eseguito dal medico entro le prime 24 settimane di gravidanza (con qualche limitazione, diversa da Stato a Stato, dopo le 12 settimane). Oggi chiunque lo voglia dovrebbe poter interrompere la gravidanza non desiderata con un aborto sicuro e relativamente economico in ospedale, in clinica o nello studio ginecologico: e invece, purtroppo, non è sempre così. In molte parti del paese l'aborto è tuttora meno facile, meno economico e piu' traumatizzante del necessario; e inoltre, la decisione della Corte suprema è oggi sottoposta agli attacchi di un esiguo ma potente movimento anti- abortista. Abbiamo fatto molta strada, dai tempi dell'incubo degli aborti illegali, ma ne dobbiamo fare ancora tanta.
Noi ci rendiamo conto che sono in tanti, donne e uomini, a credere sinceramente che l'aborto non sia giusto, che significhi violare il "diritto alla vita" del feto non nato, "uccidere" una persona, compiere un altro inaccettabile atto di violenza in una società violenta; ma non possiamo accettare l'idea che il feto non nato abbia pi· diritti della donna che lo porta dentro di sè, e crediamo che la qualità della vita offerta ai figli - compresa la nostra maturità emotiva o situazionale per un primo figlio o per un figlio in pi· - sia importante quanto la vita stessa.
Noi difendiamo il diritto della donna a non porre fine alla gravidanza se crede ingiusto l'aborto': ma crediamo che limitare la libertà altrui, solo perchè non si vuole l'aborto per sè, sia ingiusto.

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