LA STORIA DI ETEROTOPIA

L'AUTOGESTIONE

In questi centri si determinano forme di controllo sociale; l'istituzione impone forme e contenuti, evita che entrino idee ed interessi contrari alla morale politica e culturale dominante. Inoltre viene negata di fatto, sia la partecipazione diretta (sono gli operatori delegati ad decidere e a gestire), sia la socializzazione (corsi e lezioni, non gruppi autogestiti), sia il libero utilizzo degli spazi esistenti (rigidi tempi e orari, non previsto nessun loro uso alternativo alle attività programmate).
Ma soprattutto c'è la cultura che vede il cosiddetto tempo libero come forma di evasione, di hobby individuale, già preconfezionato senza nessun margine di creatività propositiva, che concepisce il centro come slegato dal contesto sociale del proprio territorio.
Problemi, disagi, bisogni, tutto questo deve rimanere fuori. La proposta di autogestire un C.S. nasce dall'esigenza di affrontare il soddisfacimento dei bisogni sociali non solo dei giovani presenti sul nostro territorio. Una forma di gestione diretta in cui la partecipazione non dipende da una rigida divisione tra gestore e frequentatore. Garantire continuità alla nostra esperienza per sperimentare forme di socializzazione non assoggettate ai criteri sopradescritti: rifiutare di delegare sia ad interni che ad esterni al nostro percorso la costruzione e la gestione di uno spazio sociale. Per superare la divisione tra gestori e frequentatori, in modo da garantire la diretta partecipazione, decidemmo una volta entrati nella "Carraro" di riunirci ogni settimana in assemblea un momento centrale per garantire ad ognuno l'espressione del proprio coinvolgimento in rapporto alle scelte collettive. Autogestire uno spazio sociale significa concretizzare il soddisfacimento di uno dei tanti bisogni legati a San Giuliano Mil., a fronte di una complessiva gestione territoriale compatibile solo con interessi speculativi pubblici o privati. Nel realizzare un C.S. autogestito abbiamo deciso di rapportarci non esclusivamente ai giovani, proponendo forme di organizzazione "dal basso" alla città intera.

ASS. CULT. PER L'AUTOGESTIONE / SPAZIO SOCIALE

Nonostante lo sgombero abbiamo proseguito in vari punti della città ad operare per la costruzione di un C.S. con volantinaggi, raccolta di firme, feste autogestite, abbiamo denunciato la situazione di degrado e rivendicato una diversa qualità della socialità. Questo però non ha precluso, con il continuo coinvolgimento di realtà e soggetti prima estranei al nostro percorso, la realizzazione dei nostri progetti.
L'Associazione Culturale, nata parallelamente per coordinare le singole attività all'interno di un progetto più ampio e generale (non solo culturale ma rispondente anche ad istanze sociali).

UN SALTO DI QUALITA'

Dopo due sgomberi, una consulta estenuante con l'amministrazione comunale, lavoro politico sul territorio con momenti tensione e di livelli di partecipazione ad alti e bassi nell'arco di circa due anni, l'associazione culturale per l'autogestione decide di fare un salto di qualità proprio a partire da quell'area di persone che era parte integrante di questo percorso. Si decide di affittare uno spazio (150 mq) in un quartiere importante della nostra cittadina e di trasformarlo in centro sociale. Anche in questo senso l'esperienza della "Carraro" è stata un valido insegnamento: non vogliamo strutture fatiscenti prive di acqua, luce, gas e senza strumenti per avviare delle attività concrete. La realizzazione di uno spazio sociale non si esaurisce nell'appropriazione di uno spazio fisico; comunque risulta prioritaria la conquista di un tetto dove poter continuare quel processo di organizzazione politica sospeso piu volte dagli sgomberi.

IL C.S. "ETEROTOPIA"

Mi sembra importante illustrare l'attuale esperienza dell'associazione culturale per l'autogestione, che ha dato vita al centro sociale "eterotopia", un luogo aperto ai giovani, anziani, che offre iniziative di spettacolo musicale e teatrale e tenta di organizzare nel quartiere un punto di riferimento di socialità di amicizia di crescità culturale, di produzione attiva di politica e di partecipazione contro il deserto della periferia che crea solo subalternità, disperazione e individualismo violento e qualunquista. Il centro sociale "eterotopia" rappresenta la collaborazione, la fusione e il superamento in positivo di tre esperienze politiche e culturali:
1) L' esperienza dei collettivi giovanili contigui a Rifondazione comunista. Questa realtà non era trasferibile a S. Giuliano proprio per la diversità sociale di questa cittadina: qui i giovani non sono in prevalenza studenti o meglio non ci sono scuole come punto di aggregazione; i giovani si spostano altrove per studiare oppure lavorano in nero o in modo precario nelle piccole fabbriche della zona industriale; gli stessi che si incontrano nelle piazze pieni di sospetto verso la politica ostentano indifferenza. Il loro bisogno primario è l'esigenza di avere uno spazio dove comunicare esprimersi, riacquistare identità.
2) L'esperienza dei centri sociali di Milano in particolare quella del Leoncavallo. Di questa pratica si vuole superare il carattere di non finalità, di separatezza, di incapacità di rapportarsi alla politica. eterotopia non vuole essere un isola separata dal mondo, ma un elemento di riaggregazione del tessuto sociale dei soggetti diversi. Ci è sembrato importante per ciò che abbiamo letto, visto e sentito dai compagni più anziani in riferimento alle case del popolo, luoghi di sviluppo della democrazia, dell'autogestione del tempo libero.Queste matrici ideali e di storie personali si collocano in un contesto nuovo: un quartiere dell'Hinterland e vogliono realizzare un progetto politico che contrasti solitudine, degradazione e emarginazione e dia forza identità e cultura alle classi popolari.

LO STRUMENTO "CENTRO SOCIALE"

Durante questa battaglia l'idea centrale era la costruzione di un centro sociale. Perchè, io e alcuni altri compagni abbiamo spinto in questa direzione, ci accorgevamo che questo luogo ci dava la possibilità di mettere a confronto alcune delle compagnie di S. Giuliano e di S. donato profondamente diverse fra loro dove si mischiava il giovane operaio, lo studente, il disoccupato e l'emarginato. Potevano crescere insieme e in parte così è stato.
Inoltre ci si rifaceva alle esperienze dei centri sociali milanesi, ma anche e necessariamente alle case del popolo di fine '800 nate come "luogo di ristoro e di organizzazione politica e sindacale dei lavoratori della fabbrica e dei campi e centri di educazione" e che in Italia negli anni 20 si associarono alle "società di mutuo soccorso" primo bersaglio della tempesta fascista. Le finalità di questa lotta erano triplici, cercavamo di radicarci nel territorio tra i giovani di S. giuliano, di causare contraddizioni in una giunta psi-pds e di realizzare un luogo dove a partire dalla nostra identità Comunista si potesse svolgere azione culturale contrapposta a quella dominate.

CRONOLOGIA DI UNA STORIA DI LOTTA




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