USTICA - OSSERVAZIONI SULLA PERIZIA TECNICA Ipotesi di causa dell'incidente (1) |
Ipotesi di causa dell'incidente.
Analisi dei ritrovamenti in mare nei
giorni successivi al disastro.
Disegno di riferimento : UST1 (tav.2)
; UST1A (tav.3), UST1B (tav.4).
Come è noto nei giorni successivi all'incidente furono ritrovati in mare diversi relitti e corpi umani.
I disegni citati mostrano, in scala, le posizioni dell'area geografica dove è avvenuto l'incidente e la mappa dei ritrovamenti in mare.
È evidente e da tutti riconosciuto che esistono due diverse zone di ritrovamento, una a Nord rispetto alla posizione dei relitti sul fondo, l'altra a Sud / Sud Est di questi.
Nella prima zona si trovano quegli oggetti e quei corpi che i firmatari ritengono siano fuoriusciti dal velivolo all'atto dell'incidente.
Si tratta di 13 corpi umani, arredi e bagagli.
La cosa sta a dimostrare che si è verificato, all'atto dell'incidente, un esteso danno alla fusoliera del velivolo, con l'apertura di squarci di tali dimensioni da lasciar passare la rilevante quantità di oggetti e corpi rinvenuti.
Nella stessa zona è stata avvistata una macchia oleosa che viene segnalata dai mezzi di soccorso.
Non si conosce nè l'estensione nè la natura di questa macchia oleosa, ma si suppone che sia stata originata da carburante o oli minerali facenti parte di un qualche circuito dell'aereo.
Il ritrovamento dei reperti in questa zona a Nord lascia presupporre con una certa sicurezza che l'aereo abbia subito una decompressione rapida ed i reperti siano stati trascinati fuori nei momenti in cui l'aria interna fuoriusciva violentemente verso l'esterno, come più volte accaduto nel caso di incidenti di aerei pressurizzati con l'apertura di falle in quota.
Si deve considerare che probabilmente i passeggeri non avessero avuto ancora l'ordine di allacciare le cinture e che quindi sono stati trascinati fuori con una certa facilità.
La perdita di massa deve essere stata notevole, tale da determinare una sensibile variazione del baricentro del velivolo.
Anche i tracciati radar di Ciampino
ci danno indicazioni in tal senso, poiché immediatamente dopo
l'incidente il radar registra un migliore livello di visibilità
dell'aereo, segno di un innalzamento di quota.
Uno degli argomenti dibattuti è stato se i reperti recuperati in mare provenissero dalla zona anteriore del velivolo, e quindi da un danno colà localizzato, o piuttosto dalla zona posteriore, in accordo con la modalità di distruzione in quota descritta dal CP Misiti.
Come si noterà osservando i disegni, ed in particolare il dis. UST1B, uno dei recuperi in zona Nord è di particolare interesse per avere una indicazione in tal senso.
Si tratta dei reperti indicati alla lettera Y sui disegni.
1) alle ore 15,30 del 28/6 un reperto classificato "spezzone struttura 2x1 metri" in pos. 39°43'N-12°52E.
2) Alle ore 17,18 del 28/6 un reperto
classificato "spezzone struttura 0,7x0,35 metri" nella
stessa posizione del precedente.
Esaminando il reperto a Pratica di Mare è emerso che si tratta del "Trolley", in pratica il contenitore dei rifiuti del velivolo.
Detto oggetto è una scatola parallepipeda, di materiale leggero, munita di ruote per poterla agevolmente estrarre.
Trova collocazione, nel velivolo, nel galley anteriore, in un vano ricavato nella paratia di separazione fra cabina piloti e galley stesso.
Durante il volo è tenuta in posizione da maniglie ruotanti ne permettono il bloccaggio nel suo vano di contenimento.
Il ritrovamento del reperto in quella posizione è una chiara indicazione che il danno al velivolo è avvenuto nella zona anteriore, a meno che sul velivolo I-Tigi non esistesse un secondo Trolley anche nella parte posteriore, cosa che si potrà verificare esaminando i documenti relativi all'aereo, che non sono stati reperiti dali firmatari presso il RAI di Roma.
Si deve però considerare che l'installazione del galley anteriore e relativo trolley è relativa a realizzazione progettuale e non modificabile, mentre quella relativa al galley posteriore è una realizzazione della società proprietaria per ricavare un vano portaoggetti.
Quindi, se sull'aereo ci fossero stati due trolley il ritrovamento in quella posizione di uno di essi non privilegierebbe nessuna delle due ipotesi (danno avanti o dietro) mentre se il trolley presente a bordo risultasse uno solo si avrebbe privilegiata l'ipotesi del danno in posizione anteriore come prima descritto.
Comunque, pur non avendo ancora potuto,
come già detto, visionare i documenti relativi, da colloqui avuti
con personale ex Itavia è emerso che nel galley posteriore non
esisteva alcun Trolley.
Una importante osservazione và fatta circa il ritrovamento di un reperto non recuperato.
Si tratta di un oggetto galleggiante descritto come "barca rovesciata di colore ergenteo lunga circa 6 metri, recante ad una estremità una pinna di colore arancione alta circa 1 metro" avvistato dalla nave Carducci in pos. 39°04N-13°15E, alle ore 15,18 del 28/6; (Enzo Catania "Ustica un giallo nel cielo) e come "relitto galleggiante 6mx1" in perizia tecnica.
Non avendo modo di issarlo a bordo la nave lo mantenne in vista in attesa di aiuto fino al probabile affondamento.
Sembra di capire che ci sia stata qualche confusione e che qualcuno abbia creduto di riconoscere in questo oggetto il serbatoio supplementare di fabbricazione USA ritrovato nella zona di recupero dei rottami in fondo al mare, ma l'ipotesi sembra da scartare per due motivi:
A) Il serbatoio recuperato dal fondo e visibile a Pratica di Mare e completamente verniciato di bianco e completamente distrutto.
B) Il reperto in questione si trovava
a più di 70 Km dal punto di impatto dell'aereo in mare, quindi
circa alla stessa distanza dal punto in cui poi, anni più tardi,
fu recuperato il serbatoio USA.
La presenza di questo reperto pone molti interrogativi circa la sua natura ed i firmatari ritiene possibile che si tratti di un oggetto avente un rapporto con l'incidente. La sua distanza dal punto di affondamento del relitto è tale che non può essere giunto fin li portato semplicemente dalla corrente, ed è da escludere che si trattasse di una parte del DC9 I Tigi.
Come si può osservare dalla mappa dei
ritrovamenti questi non sono mai stati effettuati, neppure al
giorno 30/6, a distanze superiori ai 40 Km dal punto dell'impatto
in mare del velivolo.