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IL CARTELLO FANTASMA A sentire polizia e magistratura, l'incendio di Primavalle è un delitto con tanto di "firma". La firma sarebbe un cartello fantasma, che non si riesce a capire chi l'abbia trovato e dove. Sul cartello, comparirebbero parole quanto mai indicative: "Brigata Tanas, morte ai fascisti, guerra di classe. La sede del Msi, Mattei e Schiaoncin colpiti dalla giustizia proletaria". I periti, dieci giorni dopo l'incendio - quando riusciranno ad esaminarlo - descriveranno così questo messaggio minatorio: "E' un cartellone costituito da due fogli di carta bianca Benequick uniti tra loro. Vi si rinvengono incollate tre strisce di carta a quadretti recanti l'iscrizione a pennarello nero "Mattei e Schiavoncino colpiti dalla", l'iscrizione a lettere nere ritagliate e incollate "Giustizia Proletaria", nonché tre lettere rosse R.E.F. di cui la R incollata e le altre assicurate con spilli. Il manifesto è lungo quasi un metro,
largo ottanta centimetri, diviso in sedici parti mediante
piegatura." |
Ma non è tutto: alle nove del mattino seguente, un certo Guerrino Pastorato rinviene in un angolo nascosto del cortile una strisciolina di carta a quadretti con la dicitura "la sede del Msi".
Il cartello così' come viene presentato è
dunque frutto di una ricostruzione a "posteriori": in
alto, su tre righe, a lettere rosse ritagliate da un cartoncino
lucido e poi incollate sul manifesto, una scritta di 41 lettere
(delle quali 13 inserite per deduzione, perché mai ritrovate):
"Brigata Tanas morte ai fascisti guerra di classe". Al
centro quattro rozze striscioline di carta a quadretti con le
diciture: "La sede del Msi/Mattei/Schiavoncino/colpiti
dalla" e l'ultima riga: "Giustizia Proletaria".
Il ritrovamento sulle scale
Provenza l'assume subito come prova fondamentale. Nella notte tra il 16 e il 17, a ventiquattro ore dall'incendio, è bloccato dai giornalisti che lo attendono nell'atrio di Palazzo Giustizia davanti all'ufficio di Sica. Le domande vertono sulle possibili tracce ma, benché la "velina" con l'accusa contro Potere Operaio fosse stata trasmessa ai giornali fin dalla mattina, Provenza non azzarda a voce un'accusa diretta senza l'ombra di un elemento: si limita a preparare la strada.
Che importanza date al cartello con le minacce?
Molta: è l'unica traccia concreta sulla quale lavoriamo
Sulle lettere incollate sono state ritrovate impronte?
Non è stato possibile. Ci avevano messo le mani in troppi.
Quindi il cartello costituisce "l'unica traccia", ma guarda caso, reca "troppe impronte". Troppe persone infatti dichiarano di aver personalmente raccolto il cartello, si contraddicono tra loro e insistono nelle rispettive versioni. Anche la stampa, del resto, non riesce per diversi giorni a districare l'imbroglio e ad indicare da chi e in qual modo sia stato rinvenuto il foglio, sebbene la versione più insistente e motivata sia quella che mostra Anna Maria Mattei con il cartello in mano, raccolto al quarto piano.
Questa versione è anche l'unica suffragata da varie testimonianze rese nella prima ora da diverse persone ai cronisti. Dice infatti Ester Aleggiani, coinquilina dei Mattei: "Anna Maria Mattei mentre la caricavano sulla Croce Rossa gridava: "avete visto il cartello? il cartello?" - "Paese Sera" del 16 aprile
Giudici e polizia non vorranno mai riconoscere che sia stata la donna a raccogliere e a dare immediata pubblicità al cartello. Ed è, dal loro punto di vista, comprensibile: come ammettere infatti che Anna Maria Mattei sconvolta dalla tragedia in pieno svolgimento nella sua abitazione, impegnata a sfuggire alle fiamme e a mettere in salvo i figli più piccoli, invece di scendere subito verso la salvezza sia salita al quarto piano, abbia rintracciato il cartello e ne abbia poi - con tanta foga - fatto mostra ai soccorritori?
Ma negli stessi atti ufficiali dell'indagine il
cartello ha una "storia":
Dapprincipio c'è un agente di Pubblica Sicurezza, valoroso e
sprezzante del pericolo, che testimonia di aver raccolto il
cartello - mentre l'incendio non era ancora concluso - al quarto
piano del palazzo Mattei. E' suo il verbale di ritrovamento e
sequestro.
L'anno 1973 addì 16 del mese di Aprile, alle 3.30 in via Bernardo da Bibbiena n. 33, lotto 15 sc. F piano 4° in Roma, noi sottoscritti agenti di P.G. Aiello Giovanni, guardia di PS, facciamo noto a chi di dovere che, in data e luogo di cui sopra, e precisamente sul pianerottolo del 4° piano dello stabile predetto abbiamo rinvenuto il cartellone in oggetto indicato, che è stato, quindi, da noi sequestrato. Si precisa che, per accedere al suddetto stabile, si è provveduto ad entrare nello stabile accanto, contrassegnato con la lettera E, e, previo abbattimento della porta del terrazzo dello stabile contrassegnato con la lettera F, adiacente al primo, siamo scesi fino al terzo piano. Ivi abbiamo rinvenuto Macconi Anna Maria, moglie del segretario della sezione del Msi di via Svampa n 17, Mattei Mario, con per mano i figli Antonella di anni 9, e Giampaolo, di anni 4, che abbiamo provveduto a porre in salvo, percorrendo a ritroso la strada fatta per giungere nel luogo anzidetto, in quanto impossibilitati a scendere perché le scale erano invase dalle fiamme. Nella circostanza, giunti al piano superiore, abbiamo rinvenuto il predetto cartello. Questo giaceva piegato e recava la scritta già citata".
Niente da eccepire sul l'Ugo di ritrovamento. I
guai per l'agente Aiello e per chi gli aveva dato mandato
cominciano quando, durante il sopralluogo del 30 maggio, i
consulenti fanno notare le incredibili incongruenze e
contraddizioni che affiorano dal racconto. Egli infatti decidendo
di fornire una storia romanzata, non aveva tenuto conto di tutti
i particolari.
Almeno 4 sono le discrepanze:
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Le porte "sfondate" da Aiello fotografate subito dopo il fatto: sono intatte. |
Il forzoso accertamento di quest'ultima macroscopica, contraddizione impone ai giudici una brusca marcia indietro: il 5 giugno, infatti riconvocano improvvisamente Mario Mattei, la moglie e l'agente Aiello.
Per primo alle ore 10, viene sentito l'Aiello, il
quale, "data lettura del verbale datato 15.4.1973 a firma
Aiello Giovanni", dichiara:
"Confermo il contenuto del verbale con le seguenti
precisazioni. Aprii con una spallata la porta del terrazzo. Con
me vi era il collega Russo Giovanni. Quindi raggiunsi il
pianerottolo del terzo piano. Sui gradini della rampa che porta
al terzo piano e sul pianerottolo del terzo piano vi erano alcune
persone... C'era molto fumo. Le fiamme non provenivano dai
gradini della rampa che porta dal terzo al quarto piano. Vi erano
fiamme proprio all'interno dell'appartamento Mattei. Quindi
quello che ho scritto nel verbale non corrisponde ad esattezza.
Nella confusione del momento io non sono stato esatto nella
compilazione del verbale. Aggiungo, però che c'era tanto fumo,
specialmente nei pressi dell'ingresso dell'appartamento Mattei.
C'erano sei o sette persone tra i quali due o tre bambini. Sui
primi gradini della rampa di scale che dal terzo porta al piano
successivo c'era un grosso foglio di carta. Vidi una donna - non
so dire se si trattava della signora Mattei - che raccolse il
foglio dicendo "i comunisti".
Io presi subito il foglio di carta. Afferrai dei
bambini, risalii sul terrazzo, entrai nella rampa di
scale del fabbricato contiguo, scesi e uscii dal
fabbricato, affidai il bambino ad una signora e quindi
aprii il foglio di carta ove era scritto fra l'altro
"Mattei e Schiavoncino". Quando aprii il foglio
mi trovavo nello spazio compreso tra la porta d'ingresso
al fabbricato Mattei e la porta d'ingresso al fabbricato
contiguo. Tra le due porte vi può essere una distanza di
tre metri circa. Non ho fatto caso se nell'aprire il
foglio qualche lettera ritagliata sia caduta a
terra". Subito dopo depone Anna Maria Mattei che dichiara: "...Non ero io la donna cui si riferisce la guardia Aiello, dovrebbe trattarsi della signora che abita nell'appartamento sopra il mio. Dovrebbe chiamarsi Teresa. Non erano i miei figli i ragazzi cui si riferisce il verbalizzante: io portai i miei figlioli subito nel cortile. Per quanto concerne il manifesto, mia figlia Lucia, mentre io mi trovavo nel cortile, venne verso di me tenendo in mano un foglio, dicendo: "mamma, guarda cosa è stato trovato". Peri il manifesto che era già dispiegato e lo consegnai ad un agente. Ero già nel cortile. Non sono in grado di fornire indicazioni sull'agente al quale consegnai il manifesto. |
Nessuna donna del palazzo ha mai affermato di essere stata salvata dall'agente Aiello.
Alle 11 del 5 giugno Aiello "ricorda
meglio". E' con sbalorditiva disinvoltura che l'agente
dichiara: "Effettivamente ora che ricordo meglio presi il
manifesto dalle mani di una donna mentre mi trovavo nel cortile
dopo aver portato in salvo un bambino. La donna però gridava:
"i comunisti". Non sono in grado di indicare chi fosse
detta donna. Non conosco la signora Mattei."
Così "stabilita la verità" il nostro cartello
scompare definitivamente dalle scale "tra il 3° e il 4°
piano" dello stabile di via Bernardo da Bibbiena, dove era
rimasto per due mesi dopo il suo ritrovamento.
Il ritrovamento nel cortile Tolto con urgenza il cartello da un
pianerottolo dove proprio non poteva stare, si pone ora
ai nostri giudici con drammaticità il problema di farlo
ritrovare, all'esterno del palazzo, da qualcuno più
avveduto e meno instabile emotivamente dell'agente
Aiello. |
Così il 27 giugno la ragazza si presenta al giudice e dichiara: "Scesi nel cortile. Vidi mia madre: c'erano anche altre persone. Prestai soccorso a mio fratello Giampaolo e lo presi in braccio. Dopo qualche minuto qualcuno prese a sua volta il bambino. Posando lo sguardo sul tombino che si trova alla sinistra della porta d'ingresso al fabbricato ove è sita la mia abitazione notai un cartello spiegato, ma leggermente arrotolato alle due estremità... Presi il cartello e mi diressi verso la mamma che stava a qualche metro di distanza. Mamma prese il cartello e pronunciò delle frasi come: "Sono stati i comunisti" o qualcosa di simile. Si avvicinò un agente di PS che prese il cartello".
Ma questa volta la versione deve essere
"inattaccabile", a prova di controperiti: meglio
rinforzarla con un altro testimone, così: "essendo le ore
13.05 è ricomparsa innanzi allo stesso ufficiale Mattei Lucia,
la quale dichiara che anche una ragazza di nome Prestano Stefania
che abita tuttora nello stesso fabbricato ha visto il cartello
mentre io lo raccoglievo da terra. La ragazza stava vicino a
me."
La Prestano, ascoltata il giorno dopo, non ha esitazioni:
"Ricordo perfettamente che ad un certo punto vidi uscire
dalla scala D Lucia Mattei che io conosco da tempo. Ricordo anche
che vidi dopo qualche minuto Lucia chinarsi a raccogliere un
foglio da terra. Poi corse verso la mamma dicendo qualcosa come
"ecco una prova" o qualcosa di simile. Il foglio si
trovava tra il portone d'ingresso al fabbricato scala C ed il
portone d'ingresso scala D, e precisamente sopra il tombino di
una chiavica".
Ormai l'altalena è finita, il cartello ha un suo posto stabile e
lì resterà anche a chiusura dell'istruttoria.
Cerchiamo di vedere brevemente come ancora una volta la sistemazione del cartello non regga ad una analisi attenta dei luoghi e delle circostanze:
Secondo le "concordi" testimonianze della terza versione Aiello e delle Mattei, madre e figlia, il cartello sarebbe stato dunque abbandonato spiegato, dagli attentatori, sul tombino tra la scala D e quella C che distano tra loro non più di 3-4 metri.
Si noti la parte inferiore della parete inutilmente ripulita dagli inquilini |
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Un altro elemento alquanto strano:
Appare evidente che la congiunzione dei due fogli di carta tipo Benecquick e l'incollatura delle lettere in cartone nero che costituivano la firma "Giustizia Proletaria" è un lavoro scrupoloso che deve aver preso chi lo ha ideato e compilato un tempo notevole. Viceversa l'incollatura delle strisce quadrettate e delle lettere rosse è un'operazione che, in significativo contrasto con quella precedente, sembra eseguita sotto lo stimolo dell'urgenza.
E' evidente che il cartello all'atto del suo ritrovamento non fosse ancora completamente confezionato. Il ritrovamento è avvenuto verso le 3.45-3.50, quando il cortile era già pieno stracolmo di tutti i piccoli e medi fascisti della zona, degli alti papaveri del Msi (Romualdi, Gaetani Lovatelli, Marchio) e dei più rappresentativi protagonisti in divisa delle montature e delle provocazioni degli ultimi anni....
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Smentisce di aver trovato lei stessa il foglietto e inserisce un nuovo personaggio - netturbino di cui non ricorda il nome - che le avrebbe porto il cartellino.
sostiene che, mentre un poliziotto rifiutò il foglietto con la distratta motivazione "che c'entra con l'attentato?", un altro si mise d'accordo con lei per andarlo a ritirare nella sezione del Msi una volta che fosse stato visto dal segretario fascista;
Smentisce di essere stata lei a consegnare alla polizia il cartello (negando così i rapporti consegnati alla Procura di Roma) e afferma che fu Mattei Mario che lo dette alla polizia ma dopo l'attentato dell'11.
Una storia di cartelli fantasmi,
piena di contraddizioni, omissioni, falsi testimoni, rei
confessi......