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QUELLA
SERA Il fascista Angelo
Lampis, dopo una giornata da provocatore
"prevede" l'attentato sei ore prima che
avvenga. Tutti i Mattei ne sono informati. Tornano a casa
e, così dicono, si mettono a dormire. Ma qualcuno vede
le luci accese fin quasi all'ora dell'incendio. |
Il veggente Lampis
Angelo Lampis, trascorre la giornata da perfetto provocatore:
fin dalla mattina alle 9.30 gira per primavalle, guidando la sua
Giulietta, senza bollo e senza assicurazione, tirata fuori -
guarda caso - dopo un anno che era rimasta inutilizzata. Pedina,
controlla, fotografa con una macchinetta comprata il giorno
innanzi, i militanti delle organizzazioni rivoluzionarie che
fanno intervento politico nel quartiere. Si prende cura di
annotare il numero di una 500 "sospetta" elemento che
una volta in mano ai giudici, verrà prontamente utilizzato per
coinvolgere la sinistra nelle indagini. - saranno fermati la sera
del 16 aprile tre militanti di Avanguardia Operaia - E' per
riferire questo numero di targa che Lampis si reca la sera del 15
aprile in casa Mattei, parlandone con Virgilio.
Per quanto riguarda i Mattei, poi, le lacune sono ancora maggiori
conosciamo i movimenti dei familiari e del segretario missino
soltanto limitatamente all'ultima parte della giornata: e anche
queste poche ore sono ancora piene di punti oscuri e di
contraddizioni.
Il misterioso uomo col pizzetto Ma torniamo ai movimenti dei due coniugi Mattei prima dell'incendio. Mario Mattei afferma che, in seguito alla telefonata ricevuta dal figlio, uscì da casa Giordani, passò davanti alla sezione missina di cui era segretario e accertatosi che vi fosse il carabiniere di piantone, rincasò. A che ora? Saranno state circa , afferma, le 21.30. Virgilio dormiva già, quindi egli non riuscì a parlargli: sarebbe subito andato a letto, insieme alla moglie, ed avrebbe spento la luce verso le 22.30. Per quanto riguarda gli spostamenti, la signora Mattei, denuncia orari del tutto diversi. Lei sarebbe tornata a casa, assieme al marito verso le 22.30, o al massimo dieci minuti più tardi, in seguito ad una telefonata che il marito aveva ricevuto a casa Giordani. La Mattei afferma che durante il tragitto di ritorno il marito non le ha mai detto nulla circa la telefonata. Anna Maria Mattei seppe dell'avvenuta visita di Lampis soltanto al suo ritorno a casa: glielo comunicò la figlia Silvia. Ma ancora alla signora Mattei si deve un'altra interessante dichiarazione, che da sola costituisce una riprova del modo assurdamente lacunoso e preconcetto con cui è stata condotta l'indagine. Lei afferma che il figlio Virgilio avrebbe avuto anche un altro avvertimento di quanto stava per accadere, "da un amico e compagno di lavoro di cui non conosco il nome. Mi risulta che lavori presso l'alleanza Assicurazioni, che ha sede nello stabile dove attentarono al magistrato Dell'Anno. L'amico di mio figlio è un giovane alto, con un pizzetto". Non risulta in nessun documento che qualcuno abbia cercato il misterioso giovane con il pizzetto. |
Bonaventura Provenza |
Ma c'è ancora un'altra versione e al si deve ad una
fonte al di sopra di ogni sospetto: il capo della squadra
politica della Questura di Roma, dottor Bonaventura
Provenza. In una conferenza stampa, all'indomani
dell'incendio, sostiene che un amico del Mattei in
presenza dell'avvocato Marchio, ha dichiarato al giudice
Sica che domenica sera Mattei stava a casa sua, dove era
stato raggiunto da una telefonata di un comune amico, Paolo Mulas, il quale lo metteva in
guardia contro un imminente attentato. Gli estintori
del Msi |