Indice
 
Primavalle è rossa
la sezione "Giarabub"
il fatto
i protagonisti
alcuni giorni prima
quella sera
la notte
le tante strade della provocazione
il veggente di borgata
il supertestimone
un certo Mulas
i luoghi ed i volti
il cartello fantasma
incendio a porte chiuse
la tanica scomoda
 
i camerati si telefonano
perizia e controperizia
QUELLA SERA

Il fascista Angelo Lampis, dopo una giornata da provocatore "prevede" l'attentato sei ore prima che avvenga. Tutti i Mattei ne sono informati. Tornano a casa e, così dicono, si mettono a dormire. Ma qualcuno vede le luci accese fin quasi all'ora dell'incendio.
La sera di domenica 15 aprile 1973 la casa dei Mattei va a fuoco e, tra le fiamme, muoiono due figli maschi del segretario della sezione missina di primavalle. Virgilio e Stefano. E' importante ricostruire i movimenti di quella sera dei protagonisti, anche se - come vedremo - non è davvero impresa semplice: sia per le numerose e non irrilevanti contraddizioni che presentano le singole testimonianze se paragonate tra loro, sia perché di queste incertezze, di questi sfasamenti di orari, di questi autentici "buchi" la magistratura non si è mai occupata, fermamente intenta, invece, a seguire la pista rossa che si era rigidamente prefissa.
Esiste il buio più assoluto su come i fascisti della sezione giarabub abbiano trascorso la giornata di domenica 15 aprile. E' questo un altro grosso interrogativo volutamente lasciato senza risposta dagli inquirenti, i quali non si sono mai preoccupati di chiedere che cosa i diretti "interessati", i Mattei, e i loro numerosi amici fascisti, abbiano fatto nell'arco della giornata. Solo il missino Angelo Lampis è stato sottoposto a questo tipo di interrogatorio, perché con le sue affermazioni sconcertanti, con la sua "veggenza" e con le accuse mossegli dai suoi stessi camerati, è rimasto coinvolto nella faccenda, fino a venire posto sotto arresto per reticenza.

Il veggente Lampis

Angelo Lampis, trascorre la giornata da perfetto provocatore: fin dalla mattina alle 9.30 gira per primavalle, guidando la sua Giulietta, senza bollo e senza assicurazione, tirata fuori - guarda caso - dopo un anno che era rimasta inutilizzata. Pedina, controlla, fotografa con una macchinetta comprata il giorno innanzi, i militanti delle organizzazioni rivoluzionarie che fanno intervento politico nel quartiere. Si prende cura di annotare il numero di una 500 "sospetta" elemento che una volta in mano ai giudici, verrà prontamente utilizzato per coinvolgere la sinistra nelle indagini. - saranno fermati la sera del 16 aprile tre militanti di Avanguardia Operaia - E' per riferire questo numero di targa che Lampis si reca la sera del 15 aprile in casa Mattei, parlandone con Virgilio.
Per quanto riguarda i Mattei, poi, le lacune sono ancora maggiori conosciamo i movimenti dei familiari e del segretario missino soltanto limitatamente all'ultima parte della giornata: e anche queste poche ore sono ancora piene di punti oscuri e di contraddizioni.

Una strana visita
Mario Mattei e sua moglie vanno, qualche minuto dopo le ore 21, a far visita ad un loro amico, Antonio Giordani, che abita non lontano, a Casetta Mattei. A casa restano Virgilio e Stefano, Silvia, Antonella, Lucia e Giampaolo, i sei figli dei Mattei. E' anche sicuro che, alla stessa ora, tra le 21 e le 22, Virgilio riceve la visita di Lampis: in base alle dichiarazioni dei Mattei, la visita sarebbe stata motivata dalla necessità di avvertirli di un imminente attentato, specificando anche il mezzo con cui questo sarebbe stato compiuto: benzina.
Mario Mattei afferma dapprima che, verso le 21 Virgilio telefonò in casa Giordani, dicendo che "gli avevano telefonato a casa per dirgli che avrebbero fatto un attentato", e precisa: "mio figlio non mi disse chi aveva telefonato". Poi, però, cambierà versione: ammetterà che suo figlio gli comunicò "sinteticamente" che a telefonargli era stato il Lampis. Il quale, da parte sua, ha sempre negato di aver fatto qualunque telefonata, ed ha invece ammesso di aver portato di persona l'avviso che qualcosa sarebbe successo. Dunque è più verosimile, anche perché confermato in altre testimonianze, che quella sera Lampis si sia recato a parlare con Virgilio Mattei, e non che gli abbia telefonato.
Il misterioso uomo col pizzetto
Ma torniamo ai movimenti dei due coniugi Mattei prima dell'incendio. Mario Mattei afferma che, in seguito alla telefonata ricevuta dal figlio, uscì da casa Giordani, passò davanti alla sezione missina di cui era segretario e accertatosi che vi fosse il carabiniere di piantone, rincasò. A che ora? Saranno state circa , afferma, le 21.30.
Virgilio dormiva già, quindi egli non riuscì a parlargli: sarebbe subito andato a letto, insieme alla moglie, ed avrebbe spento la luce verso le 22.30.

Per quanto riguarda gli spostamenti, la signora Mattei, denuncia orari del tutto diversi. Lei sarebbe tornata a casa, assieme al marito verso le 22.30, o al massimo dieci minuti più tardi, in seguito ad una telefonata che il marito aveva ricevuto a casa Giordani. La Mattei afferma che durante il tragitto di ritorno il marito non le ha mai detto nulla circa la telefonata. Anna Maria Mattei seppe dell'avvenuta visita di Lampis soltanto al suo ritorno a casa: glielo comunicò la figlia Silvia. Ma ancora alla signora Mattei si deve un'altra interessante dichiarazione, che da sola costituisce una riprova del modo assurdamente lacunoso e preconcetto con cui è stata condotta l'indagine. Lei afferma che il figlio Virgilio avrebbe avuto anche un altro avvertimento di quanto stava per accadere, "da un amico e compagno di lavoro di cui non conosco il nome. Mi risulta che lavori presso l'alleanza Assicurazioni, che ha sede nello stabile dove attentarono al magistrato Dell'Anno. L'amico di mio figlio è un giovane alto, con un pizzetto". Non risulta in nessun documento che qualcuno abbia cercato il misterioso giovane con il pizzetto.

 
L'allarme per telefono
Che Lampis si sia presentato, quella sera, in casa Mattei, è anche stato confermato direttamente da Silvia, la quale dichiara che sarebbe arrivato verso le 21 e si sarebbe fermato a parlare con Virgilio per un quarto d'ora: "Mio padre telefonò verso le 21.30, circa dieci minuti dopo che se ne era andato il sardo". Silvia poi afferma di non ricordare l'ora in cui i genitori rincasarono, e conferma che Virgilio dormiva quanto questi rientrarono. Altri elementi contrastanti: dice il Giordani: "Verso le 21.10 arrivarono a casa mia Mattei e la moglie per farci visita. Dopo qualche minuto la Mattei telefonò a casa sua per avere notizie e passò il telefono al marito. Mattei parò brevemente, impallidì fortemente e mi disse "ci vengono a trovare". Disse poi che doveva andare subito a casa".
Insomma il Mattei afferma che questa famosa telefonata gli fu fatta da Virgilio; Silvia afferma che fu invece il padre a telefonare a casa verso le 21.30; il Giordani sostiene che fu la Mattei a chiamare per avere notizie.

Bonaventura Provenza

Ma c'è ancora un'altra versione e al si deve ad una fonte al di sopra di ogni sospetto: il capo della squadra politica della Questura di Roma, dottor Bonaventura Provenza. In una conferenza stampa, all'indomani dell'incendio, sostiene che un amico del Mattei in presenza dell'avvocato Marchio, ha dichiarato al giudice Sica che domenica sera Mattei stava a casa sua, dove era stato raggiunto da una telefonata di un comune amico, Paolo Mulas, il quale lo metteva in guardia contro un imminente attentato.

Gli estintori del Msi
Tutto da spiegare, è ancora ciò che hanno fatto i due Mattei dopo essersi allontanati, accompagnati in macchina dal loro amico Benito Porcarelli, dalla casa di Giordani. Sia Mario Mattei, sia la moglie dicono di essere passati davanti alla sezione di via Svampa, dopo aver verificato la presenza dell'agente addetto alla sorveglianza, di aver raggiunto la loro abitazione, dove Virgilio secondo loro già dormiva. Ma subito dopo l'incendio, nel quartiere si sparge la voce che Mario Mattei, preoccupato dell'avvertimento ricevuto dal Lampis, sarebbe passato la sera stessa dalla sezione per prelevarvi due estintori del tipo "a boccia".

Silvia invece, affermerà in un'intervista al Giornale d'Italia del 17 aprile che il padre gli estintori li avrebbe presi dalla sezione giarabub un paio di giorni prima. In realtà parlando di estintori ci imbattiamo in una nuova grossa e clamorosa lacuna delle indagini: nè polizia nè magistratura, infatti, si sono mai preoccupate di chiedere al Mattei alcuna spiegazione relativa all'esistenza di questi "boccioni e, soprattutto, al momento del loro prelievo dalla sezione missina.
Un altro punto controverso è quello relativo all'ora in cui i due Mattei ritornano a casa. Mario parla delle 21.30, e Giordani conferma. Lampis si era recato a trovare Virgilio dopo le 21 ed essendo rimasto un quarto d'ora a colloquio con lui - lo sostiene Silvia - doveva essere ancora verso le 21.30 in casa Mattei oppure averla lasciata al massimo da qualche minuto. Quindi non si spiega come mai, se Virgilio fino a pochi istanti prima si era intrattenuto con il Lampis, e subito dopo aveva avuto la conversazione telefonica con il padre, sia trovato profondamente addormentato da Mario Mattei quando ritorna a casa. Nè infine è spiegabile l'atteggiamento dei Mattei: Virgilio riceve una avvertimento tanto importante, la notizia provoca innegabile turbamento in Mattei padre quando ne viene a conoscenza, ed il Mattei non sveglia nemmeno il figlio Virgilio, per chiedergli spiegazioni più esaurienti. Sugli orari, difforme è la versione di Anna Mattei, la quale sostiene d'essere tornata a casa dopo le 22.30.
 
Le luci restano accese
Le incongruenze, però, non finiscono qui. A qualunque ora siano rientrati, i coniugi Mattei si preoccupano soltanto di mettersi subito a dormire. Il che contrasta con ogni logica: se ci si attende un attentato. Ma in realtà, le cose non sono andate con quella estrema normalità che a dispetto di ogni logica, il Mattei vorrebbe accreditare. Infatti il Lampis, affermerà, pochi giorni più tardi: "Mario Mattei non ha preso precauzioni dopo l'avvertimento, perché evidentemente non si sentiva troppo sicuro delle mie versioni. Però ho sentito dire che sarebbe rimasto in guardia fino circa alle due di notte... se aveva fatto le due, poteva fare anche le quattro"
Questa affermazione del Lampis non è mai stata smentita. Non solo: ma un testimone, A.M. che abita a pochi passi da casa Mattei dalla sua finestra riusciva a vedere quelle del segretario, ci ha riferito che proprio quella notte sul tardi, verso le 2.30 del mattino ha notato le finestre dei Mattei ancora illuminate. Insomma tutte le versioni interessate concordano a suggerire che i Mattei, quella notte abbiano dormito tranquilli, mentre invece i testimoni estranei parlano di luci accese fino alle prime ore del mattino, quasi fino al momento dell'incendio.