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I lotti sono 32. Costruiti per durare 10 anni, sono
abitati da 40. I peggiori sono i primi diciotto, dove
abitano 4.000 famiglie, quasi 20.000 persone. E' vero che
pagano un affitto irrisorio - 3.000 lire al mese - ma in
cambio, nei lotti 1, 15, 16 e 17, hanno a disposizione
una sola stanza, una cucina di un metro per un metro e un
gabinetto anche più piccolo, dove non c'è che la tazza
e un lavandino. Come tutte le borgate di Roma anche primavalle è un prodotto del fascismo. Incominciarono a costruirla negli anni trenta con un duplice obiettivo: premiare la speculazione edilizia e imprigionarvi gli sfollati dello sventramento del centro storico.Una dichiarazione resa nel '36 dal portavoce governatore di Roma Boncompagni Ludovisi, illustra il carattere autoritario e repressivo di questa presunta operazione di bonifica: "Occorre trasportare tali famiglie di irregolare composizione e di precedenti morali non buoni... su terreni di proprietà del governatorato, siti in aperta campagna e non visibili dalle grandi arterie stradali, ove sarebbe loro concesso di costruire le abitazioni con i materiali e i manufatti abbattuti sotto la sorveglianza di una stazione di reali carabinieri e di milizia volontaria di sicurezza nazionale". Oggi primavalle è la più povera delle borgate
romane. Il reddito pro-capite, secondo i calcoli del
Comune, è di 290.000 lire annue: persino dove prevalgono
i baraccati si guadagna di più. E' forse il reddito più
basso d'Italia. La disoccupazione raggiunge il 20% della
forza-lavoro. Davanti al bar principale, proprio davanti
alla chiesa, decine di uomini, ogni mattina aspettano che
arrivi qualcuno a offrirgli una giornata di lavoro. A primavalle, si è giunti
a significativi momenti di lotta che hanno determinato la
crescita del processo organizzativo. Il risultato più
alto resta in tal senso la creazione del comitato
operaio-edile del quartiere, sorto attraverso le lotte
per il rinnovo del contratto edile del 1972.
Tutte queste attività, per altro limitate, fanno capo
a un gruppo fascista di boccea, la famiglia Quintavalle:
elementi dediti al reclutamento di picchiatori e
coinvolti in un traffico di armi di cui tirano le fila
nella zona. Collegati a questa famiglia, con l'appoggio
degli squadristi legati a Bruno
Di Luia, sono poi i piccoli rackets della borgata,
sorti grazie alla connivenza benevola del commissariato
di zona. |