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INCENDIO A PORTE CHIUSE L'incendio di Primavalle si sviluppa in modo del tutto difforme da come hanno preteso - tra l'altro smentendosi a vicenda - periti e magistrati. Questo è stato detto ed ora verrà dimostrato. L'incendio - come del resto è stato affermato dai Mattei, anche se i magistrati hanno rifiutato di verbalizzare - è scoppiato dentro l'appartamento del segretario missino e non sulle scale della sua abitazione; la tanica era all'interno della casa; sull'avvenimento pesa l'ombra di molti, troppi dubbi che circoscrivono sempre di più le responsabilità dell'inquieto ambiente missino di Primavalle. L'incendio scoppia in casa |
La terza versione fornita ai giornali: alla porta che il Mattei si reca ad aprire,, alcuni sconosciuti gettano all'interno dell'appartamento una bottiglia molotov e quindi si danno alla fuga. Evidentemente ai fini processuali fa testo soltanto la seconda delle tre versioni, per cui diamo per appurato che "il vano d'ingresso era pieno di fiamme, ma mio marito è riuscito ugualmente ad aprire la porta".
E veniamo alle dichiarazioni di Mario Mattei
sull'origine dell'incendio. Nel suo primo interrogatorio,
afferma: "Durante la notte sono stato svegliato da Virgilio
che mi disse che la porta di casa era in fiamme perché ci
avevano gettato una Molotov".
Ma subito correggerà questa sua versione: svegliato dalla moglie
e dalle grida di Virgilio si è alzato dal letto, ha sentito
Virgilio che telefonava al "113", e, uscito dalla
stanza da letto, mentre accorreva verso la stanza dei ragazzi, è
scivolato a terra. "Sul pavimento vi era qualcosa di
viscido. Notai che c'erano delle fiammelle azzurrognole che erano
ancora piccoline. Venni poi ustionato."
La narrazione continua così: Mario Mattei corre
nella stanza delle ragazze e la figlia Silvia lo aiuta con una
coperta a spegnere le fiamme che lo avvolgono; quindi raggiunge
l'ingresso, riesce ad aprire la porta di casa nonostante che le
fiamme siano alte e contemporaneamente getta per terra un
"fiasco antincendio" che, misteriosamente, invece di
reprimere il fuoco ne aumenta l'intensità; torna quindi nella
camera dove dormono Silvia e Lucia e alza la serranda della
finestra per calarsi di sotto, portando con se la figlia Lucia.
Benzina sul pavimento
A proposito di queste dichiarazioni c'è subito da notare
che: le lesioni che i sanitari riscontreranno sul corpo del
segretario missino, sono proprio quelle tipiche di chi scivoli a
terra su un pavimento dove vi sia del fuoco. Dunque, prima che
fosse aperta la porta, in casa Mattei c'erano già le fiamme. -
Atti, vol. 1° p. 220 - Quanto alla provenienza delle fiamme, se
l'incendio fosse iniziato all'esterno si potrebbero fare due
ipotesi:
che le fiamme si sprigionassero da benzina o da latra sostanza infiammabile versata sul pavimento del pianerottolo o lanciata sull'esterno della porta;
che fosse stata fatta filtrare benzina o altra sostanza infiammabile da sotto l'uscio e che poi vi sia stato dato fuoco dal di fuori.
Entrambe le ipotesi sono materialmente impossibili per una circostanza ben precisa: la porta chiusa, e la foggia della soglia di casa Mattei - che è rialzata in modo da far aderire perfettamente la porta - costituiscono, nell'ipotesi:
uno schermo insuperabile per eventuali fiamme esterne;
escludono assolutamente la possibilità di un innesco del fuoco dall'esterno
E ciò è tanto vero che gli stessi periti
ufficiali hanno respinto queste ipotesi.
D'altra parte anche Silvia Mattei conferma che l'origine
dell'incendio è da situare all'interno dell'appartamento quando
dichiara: "Venni destata da mio padre durante la notte e
vidi che c'erano le fiamme. Papà prese un estintore del tipo a
boccione che si debbono rompere sulle fiamme. Subito dopo vidi
una gran fiammata avvolgere mio padre"
Inoltre a conferma di tutto il dirimpettaio dei Mattei, Gualtiero
Perchi, sostiene: "Le fiamme divampavano all'interno della
casa. Sul pianerottolo quando i aprii la porta di casa non
c'erano fiamme"
Sotto alla porta niente fuoco
La porta d'ingresso è stata trovata per nulla combusta
nella sua facciata inferiore, a certificare definitivamente che
di lì il fuoco non è passato. Poi gli stessi periti escludono
che il fuoco potesse e sia entrato dall'esterno all'interno a
porta chiusa. E allora è evidente che l'incendio non può essere
nato che all'interno dell'abitazione.
Il luogo esatto dello scoppio
dell'incendio Ciò significa che il fuoco non solo è
divampato dentro la casa dei Mattei, ma, più
precisamente, il suo primo focolaio deve essere
localizzato tra la porta d'ingresso e la stanza di
Stefano e Virgilio, che sono rimasti subito intrappolati. |
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Una attigua all'uscio è quella del bagno, dalla
quale nessuno è passato; l'altra, alla sinistra di chi
entri, è quella della camera in cui dormivano i due
coniugi con i figli minori, da questa porta sono passati
tutti e quattro. La porta di fronte a quella d'ingresso
da sul tinello-cucina, dove dormivano Silvia e Lucia, da
qui è passato Mattei sia per prelevare il boccione, sia
per cercare scampo dal balcone veranda. La quarta porta
è quella della stanza da letto di Stefano e Virgilio, da
dove nessuno è passato, nonostante risulti che l'uscio -
del tipo scorrevole - fosse aperto. E' quindi evidente,
già da queste sole considerazioni che l'incendio deve
necessariamente essere scoppiato quasi in corrispondenza
della soglia della stanza dei due ragazzi che sono stati
gli unici a non poter uscire dalla loro stanza e solo per
questo non si sono salvati. I ragazzi infatti, ancora vivi nella loro stanza mentre il padre tentava di lottare contro il fuoco nell'ingresso hanno cercato l'ultimo scampo, di fronte al dilagare delle fiamme, dirigendosi non verso la porta ma arretrando verso la finestra. L'unico tentativo di salvare i due ragazzi viene operato dal Mattei, non già attraverso la porta della loro stanza, ma attraverso la finestra della cucina, attigua a quella della loro camera, aggirando cioè il focolaio insormontabile che intrappolava i due giovani. |
Perché Mattei apre la porta?
Di fronte all'incremento delle fiamme Mattei apre la porta
di ingresso per offrire una via di scampo al resto della
famiglia. Il comportamento del Mattei è tipico di chi fugge
dall'incendio che ha in casa.
L'incremento dell'intensità del fuoco può esser spiegato con
l'apporto di ossigeno dovuto al "tiraggio" creatosi
dopo l'apertura della porta. Vista la facilità con cui tutto
l'ingressino avrebbe subito preso fuoco, la propagazione
esterno-interno non può essere avvenuta, come affermano i
periti, solo perché la facciata esterna della porta d'ingresso
non stava bruciando: bisognerebbe ipotizzare che qualcuno
appostato sulle scale "sparasse" l'incendio all'interno
dell'appartamento con un lanciafiamme. E per fortuna, almeno di
lanciafiamme non si parla nell'immaginaria ricostruzione
reperibile sugli atti ufficiali del procedimento giudiziario.
Gli esperti nominati dal tribunale affermano che l'incendio ebbe come focolaio originario non più di due litri di benzina, sparsi sul pavimento del pianerottolo. In base a questa ipotesi Mario Mattei, quando aprì la porta, avrebbe dato vita ad un fenomeno che le leggi fisiche più elementari dichiarano impossibile: la parte esterna dell'uscio di casa, già in fiamme, avrebbe trasmesso, aprendosi, il fuoco agli abiti appesi all'attaccapanni di casa e agli infissi verniciati, e da lì poi l'incendio sarebbe divampato all'interno dell'abitazione.
Quando cresce il fuoco
Nonostante l'allarme sia stato dato alle 3.27, è comprovato che
il primo focolaio divampò abbastanza tempo prima. Dice infatti
G.B. Ciarmatore l'inquilino che abita al piano sottostante ai
Mattei: "Abito al secondo piano, dirimpetto all'appartamento
della famiglia Alegiani, che si trova sotto quello dei Mattei.
Dieci minuti prima delle tre sentii un pò di rumore. Preciso che
fui svegliato da alcuni rumori; trattavasi di rumori forti come
se cadessero le cose sul pavimento... Sentii gridare: scappate
perché sta andando a fuoco il palazzo".
Ciarmatore allora si precipita nella strada con la moglie e
bambini, li mette al sicuro recandosi con l'automobile alla
vicina sede dell'Inam, poi torna, "C'era già la macchina
della polizia", raggiunge il punto da cui poteva vedere la
stanza di Virgilio Mattei e nota che: "Dalla finestra
uscivano molto fumo e poche fiamme. A un certo punto vidi
affacciarsi alla finestra Virgilio, sentii che pronunciava la
parola aiuto, non ad alta voce. Dopo che Virgilio pronunciò
l'invocazione di aiuto il fumo diminuì mentre aumentavano le
fiamme dalla finestra della stanza per un periodo di circa venti
minuti".
Dunque solo molto tempo dopo le 2.50, quando si è udito il primo
trambusto, l'incendio raggiunge il suo apice; i due giovani
corrono alla finestra dove vengono raggiunti dal fuoco che va
aumentando rapidamente. Solo a questo punto i Mattei si decidono
a dare l'allarme.
I primi soccorsi
I vigili del fuoco arrivano di gran carriera: il vicecapo
reparto Alfredo Liberati, del distaccamento di Monte Mario, ha
scritto nel rapporto di aver raggiunto il posto alle 3.35-3.40,
cioè 10 minuti al massimo dopo essere stato chiamato. Per prima
cosa, con una tubazione da 45 millimetri, si cerca di raffreddare
la persona che si trovava alla finestra, cioè Virgilio. I primi
getti d'acqua, quindi, penetrano nell'appartamento dei Mattei
dalla finestra della stanza di Virgilio. Lo conferma il vigile
del fuoco Emilio Fabrianesi, il primo a giungere
nell'appartamento dei Mattei. Oramai, però il dramma si è
compiuto: Virgilio è morto, le scale sono già transitabili e la
violenza delle fiamme, dopo aver raggiunto l'apice, sta
diminuendo.
I danni causati dall'incendio | L'ambiente più danneggiato è la stanza di Virgilio e Stefano Mattei, le due vittime dell'incendio. I due corpi sono completamente carbonizzati, le ante e l'intelaiatura della finestra sono distrutte, anche l'arredamento è completamente devastato. Infine, gli stipiti della porta si rinvengono combusti fino ad una profondità di dieci millimetri circa sui montanti. Anche i muri risultano gravemente danneggiati. E veniamo all'ingresso di casa Mattei. Pareti e soffitto sono completamente affumicati, i contatori per l'energia elettrica combusti, la lampadina appesa al soffitto parzialmente liquefatta; la porta d'ingresso della sala da pranzo completamente combusta; il telaio e la mostra della porta del bagno carbonizzati; combusto anche l'attaccapanni e alcuni abiti ad esso appesi. |
L'intonaco si è arricciato e distaccato nelle zone basse dell'ingresso e della stanza dei ragazzi, ma sul pianerottolo la stessa osservazione è possibile, solo per le parti alte delle pareti. Possiamo quindi già tirare alcune conclusioni: i danni nell'ingresso sono all'incirca dimezzati rispetto a quelli della stanza dei ragazzi; l'intonaco distaccato fa presupporre una localizzazione a quell'altezza delle fiamme.
Inoltre il pavimento del pianerottolo non
presenta danni, la porta d'ingresso si presenta con danni minori
rispetto a quella del bagno e quella della stanza dei ragazzi. I
muri esterni presentano danni nella parte superiore, per cui le
fiamme non sono partite da terra.
Ma cosa ha costretto i Mattei - che per lungo tempo hanno lottato
col fuoco, chiusi in casa, senza chiamare nessuno - a telefonare,
infine al 113?
Cos'è che ha provocato il dilagare
incontrollabile delle fiamme?
Se tralasciamo il misterioso comportamento del boccione
antincendio che fa aumentare le fiamme invece di reprimerle,
rimane una sola spiegazione: all'interno dell'appartamento - come
vedremo - vi era una tanica piena di benzina "super" e
cherosene. Finche la tanica non bruciò il fuco rimase
controllabile; ma quando il recipiente prese fuoco, chi potè
fuggire lo fece, chi era rimasto intrappolato fin dall'inizio
nella sua non ha avuto via di scampo.