Indice
 
Primavalle è rossa
la sezione "Giarabub"
il fatto
i protagonisti
alcuni giorni prima
quella sera
la notte
le tante strade della provocazione
il veggente di borgata
il supertestimone
un certo Mulas
i luoghi ed i volti
il cartello fantasma
incendio a porte chiuse
la tanica scomoda
 
i camerati si telefonano
perizia e controperizia
INCENDIO A PORTE CHIUSE

L'incendio di Primavalle si sviluppa in modo del tutto difforme da come hanno preteso - tra l'altro smentendosi a vicenda - periti e magistrati. Questo è stato detto ed ora verrà dimostrato. L'incendio - come del resto è stato affermato dai Mattei, anche se i magistrati hanno rifiutato di verbalizzare - è scoppiato dentro l'appartamento del segretario missino e non sulle scale della sua abitazione; la tanica era all'interno della casa; sull'avvenimento pesa l'ombra di molti, troppi dubbi che circoscrivono sempre di più le responsabilità dell'inquieto ambiente missino di Primavalle.

L'incendio scoppia in casa
Le prime fiamme, dunque divampano all'interno dell'abitazione dei Mattei. Questo è deducibile da tutta una serie di testimonianza: la moglie di Mattei offre dello scoppio dell'incendio differenti versioni: la prima, raccolta dai giornali, ma inesistente per i documenti ufficiali dell'inchiesta, parla di una bottiglia molotov lanciata contro la porta d'ingresso, di lei che si sveglia, afferra i figli più piccoli, si reca all'uscio che trova già aperto ma sbarrato dalla cortina di fiamme, e del superamento di questo muro di fuoco avvenuto grazie all'aiuto dell'inquilino che getta secchi d'acqua. La seconda versione, invece, è abbastanza difforme. Dice Anna Maria Mattei: "Mio marito è balzato da letto, ed ha aperto la porta della camera da letto, che dà sull'ingresso. Il vano d'ingresso era pieno di fiamme, ma mio marito è riuscito ugualmente a spalancare la porta d'ingresso".

La terza versione fornita ai giornali: alla porta che il Mattei si reca ad aprire,, alcuni sconosciuti gettano all'interno dell'appartamento una bottiglia molotov e quindi si danno alla fuga. Evidentemente ai fini processuali fa testo soltanto la seconda delle tre versioni, per cui diamo per appurato che "il vano d'ingresso era pieno di fiamme, ma mio marito è riuscito ugualmente ad aprire la porta".

E veniamo alle dichiarazioni di Mario Mattei sull'origine dell'incendio. Nel suo primo interrogatorio, afferma: "Durante la notte sono stato svegliato da Virgilio che mi disse che la porta di casa era in fiamme perché ci avevano gettato una Molotov".
Ma subito correggerà questa sua versione: svegliato dalla moglie e dalle grida di Virgilio si è alzato dal letto, ha sentito Virgilio che telefonava al "113", e, uscito dalla stanza da letto, mentre accorreva verso la stanza dei ragazzi, è scivolato a terra. "Sul pavimento vi era qualcosa di viscido. Notai che c'erano delle fiammelle azzurrognole che erano ancora piccoline. Venni poi ustionato."

La narrazione continua così: Mario Mattei corre nella stanza delle ragazze e la figlia Silvia lo aiuta con una coperta a spegnere le fiamme che lo avvolgono; quindi raggiunge l'ingresso, riesce ad aprire la porta di casa nonostante che le fiamme siano alte e contemporaneamente getta per terra un "fiasco antincendio" che, misteriosamente, invece di reprimere il fuoco ne aumenta l'intensità; torna quindi nella camera dove dormono Silvia e Lucia e alza la serranda della finestra per calarsi di sotto, portando con se la figlia Lucia.

Benzina sul pavimento
A proposito di queste dichiarazioni c'è subito da notare che: le lesioni che i sanitari riscontreranno sul corpo del segretario missino, sono proprio quelle tipiche di chi scivoli a terra su un pavimento dove vi sia del fuoco. Dunque, prima che fosse aperta la porta, in casa Mattei c'erano già le fiamme. - Atti, vol. 1° p. 220 - Quanto alla provenienza delle fiamme, se l'incendio fosse iniziato all'esterno si potrebbero fare due ipotesi:

  1. che le fiamme si sprigionassero da benzina o da latra sostanza infiammabile versata sul pavimento del pianerottolo o lanciata sull'esterno della porta;

  2. che fosse stata fatta filtrare benzina o altra sostanza infiammabile da sotto l'uscio e che poi vi sia stato dato fuoco dal di fuori.

Entrambe le ipotesi sono materialmente impossibili per una circostanza ben precisa: la porta chiusa, e la foggia della soglia di casa Mattei - che è rialzata in modo da far aderire perfettamente la porta - costituiscono, nell'ipotesi:

E ciò è tanto vero che gli stessi periti ufficiali hanno respinto queste ipotesi.
D'altra parte anche Silvia Mattei conferma che l'origine dell'incendio è da situare all'interno dell'appartamento quando dichiara: "Venni destata da mio padre durante la notte e vidi che c'erano le fiamme. Papà prese un estintore del tipo a boccione che si debbono rompere sulle fiamme. Subito dopo vidi una gran fiammata avvolgere mio padre"
Inoltre a conferma di tutto il dirimpettaio dei Mattei, Gualtiero Perchi, sostiene: "Le fiamme divampavano all'interno della casa. Sul pianerottolo quando i aprii la porta di casa non c'erano fiamme"

Sotto alla porta niente fuoco
La porta d'ingresso è stata trovata per nulla combusta nella sua facciata inferiore, a certificare definitivamente che di lì il fuoco non è passato. Poi gli stessi periti escludono che il fuoco potesse e sia entrato dall'esterno all'interno a porta chiusa. E allora è evidente che l'incendio non può essere nato che all'interno dell'abitazione.

Il luogo esatto dello scoppio dell'incendio
Non solo: è anche possibile localizzare il luogo dove le fiamme sono divampate per prime. Teniamo conto del particolare che nessuno parla con Virgilio e Stefano o porta loro soccorso. Le due vittime erano certo gli elementi più validi della famiglia: se qualcosa non glielo avesse impedito, sarebbero certamente riusciti a trovare la salvezza attraverso la porta d'ingresso, per la medesima via usata dalla moglie del Mattei e dai due bambini piccoli, che non sono rimasti lesionati dal fuoco. Ma evidentemente i due giovani non erano in grado, per qualche motivo, di seguire quella strada

Ciò significa che il fuoco non solo è divampato dentro la casa dei Mattei, ma, più precisamente, il suo primo focolaio deve essere localizzato tra la porta d'ingresso e la stanza di Stefano e Virgilio, che sono rimasti subito intrappolati.
Si guardi infatti alla conformazione logistica dell'appartamento entrando in casa Mattei, nel piccolo locale d'ingresso si spalancano quattro porte..

 

Una attigua all'uscio è quella del bagno, dalla quale nessuno è passato; l'altra, alla sinistra di chi entri, è quella della camera in cui dormivano i due coniugi con i figli minori, da questa porta sono passati tutti e quattro. La porta di fronte a quella d'ingresso da sul tinello-cucina, dove dormivano Silvia e Lucia, da qui è passato Mattei sia per prelevare il boccione, sia per cercare scampo dal balcone veranda. La quarta porta è quella della stanza da letto di Stefano e Virgilio, da dove nessuno è passato, nonostante risulti che l'uscio - del tipo scorrevole - fosse aperto. E' quindi evidente, già da queste sole considerazioni che l'incendio deve necessariamente essere scoppiato quasi in corrispondenza della soglia della stanza dei due ragazzi che sono stati gli unici a non poter uscire dalla loro stanza e solo per questo non si sono salvati.
I ragazzi infatti, ancora vivi nella loro stanza mentre il padre tentava di lottare contro il fuoco nell'ingresso hanno cercato l'ultimo scampo, di fronte al dilagare delle fiamme, dirigendosi non verso la porta ma arretrando verso la finestra. L'unico tentativo di salvare i due ragazzi viene operato dal Mattei, non già attraverso la porta della loro stanza, ma attraverso la finestra della cucina, attigua a quella della loro camera, aggirando cioè il focolaio insormontabile che intrappolava i due giovani.

Perché Mattei apre la porta?
Di fronte all'incremento delle fiamme Mattei apre la porta di ingresso per offrire una via di scampo al resto della famiglia. Il comportamento del Mattei è tipico di chi fugge dall'incendio che ha in casa.
L'incremento dell'intensità del fuoco può esser spiegato con l'apporto di ossigeno dovuto al "tiraggio" creatosi dopo l'apertura della porta. Vista la facilità con cui tutto l'ingressino avrebbe subito preso fuoco, la propagazione esterno-interno non può essere avvenuta, come affermano i periti, solo perché la facciata esterna della porta d'ingresso non stava bruciando: bisognerebbe ipotizzare che qualcuno appostato sulle scale "sparasse" l'incendio all'interno dell'appartamento con un lanciafiamme. E per fortuna, almeno di lanciafiamme non si parla nell'immaginaria ricostruzione reperibile sugli atti ufficiali del procedimento giudiziario.

Gli esperti nominati dal tribunale affermano che l'incendio ebbe come focolaio originario non più di due litri di benzina, sparsi sul pavimento del pianerottolo. In base a questa ipotesi Mario Mattei, quando aprì la porta, avrebbe dato vita ad un fenomeno che le leggi fisiche più elementari dichiarano impossibile: la parte esterna dell'uscio di casa, già in fiamme, avrebbe trasmesso, aprendosi, il fuoco agli abiti appesi all'attaccapanni di casa e agli infissi verniciati, e da lì poi l'incendio sarebbe divampato all'interno dell'abitazione.

Quando cresce il fuoco
Nonostante l'allarme sia stato dato alle 3.27, è comprovato che il primo focolaio divampò abbastanza tempo prima. Dice infatti G.B. Ciarmatore l'inquilino che abita al piano sottostante ai Mattei: "Abito al secondo piano, dirimpetto all'appartamento della famiglia Alegiani, che si trova sotto quello dei Mattei. Dieci minuti prima delle tre sentii un pò di rumore. Preciso che fui svegliato da alcuni rumori; trattavasi di rumori forti come se cadessero le cose sul pavimento... Sentii gridare: scappate perché sta andando a fuoco il palazzo".
Ciarmatore allora si precipita nella strada con la moglie e bambini, li mette al sicuro recandosi con l'automobile alla vicina sede dell'Inam, poi torna, "C'era già la macchina della polizia", raggiunge il punto da cui poteva vedere la stanza di Virgilio Mattei e nota che: "Dalla finestra uscivano molto fumo e poche fiamme. A un certo punto vidi affacciarsi alla finestra Virgilio, sentii che pronunciava la parola aiuto, non ad alta voce. Dopo che Virgilio pronunciò l'invocazione di aiuto il fumo diminuì mentre aumentavano le fiamme dalla finestra della stanza per un periodo di circa venti minuti".
Dunque solo molto tempo dopo le 2.50, quando si è udito il primo trambusto, l'incendio raggiunge il suo apice; i due giovani corrono alla finestra dove vengono raggiunti dal fuoco che va aumentando rapidamente. Solo a questo punto i Mattei si decidono a dare l'allarme.

I primi soccorsi
I vigili del fuoco arrivano di gran carriera: il vicecapo reparto Alfredo Liberati, del distaccamento di Monte Mario, ha scritto nel rapporto di aver raggiunto il posto alle 3.35-3.40, cioè 10 minuti al massimo dopo essere stato chiamato. Per prima cosa, con una tubazione da 45 millimetri, si cerca di raffreddare la persona che si trovava alla finestra, cioè Virgilio. I primi getti d'acqua, quindi, penetrano nell'appartamento dei Mattei dalla finestra della stanza di Virgilio. Lo conferma il vigile del fuoco Emilio Fabrianesi, il primo a giungere nell'appartamento dei Mattei. Oramai, però il dramma si è compiuto: Virgilio è morto, le scale sono già transitabili e la violenza delle fiamme, dopo aver raggiunto l'apice, sta diminuendo.

I danni causati dall'incendio

L'ambiente più danneggiato è la stanza di Virgilio e Stefano Mattei, le due vittime dell'incendio. I due corpi sono completamente carbonizzati, le ante e l'intelaiatura della finestra sono distrutte, anche l'arredamento è completamente devastato. Infine, gli stipiti della porta si rinvengono combusti fino ad una profondità di dieci millimetri circa sui montanti. Anche i muri risultano gravemente danneggiati.

E veniamo all'ingresso di casa Mattei. Pareti e soffitto sono completamente affumicati, i contatori per l'energia elettrica combusti, la lampadina appesa al soffitto parzialmente liquefatta; la porta d'ingresso della sala da pranzo completamente combusta; il telaio e la mostra della porta del bagno carbonizzati; combusto anche l'attaccapanni e alcuni abiti ad esso appesi.

L'intonaco si è arricciato e distaccato nelle zone basse dell'ingresso e della stanza dei ragazzi, ma sul pianerottolo la stessa osservazione è possibile, solo per le parti alte delle pareti. Possiamo quindi già tirare alcune conclusioni: i danni nell'ingresso sono all'incirca dimezzati rispetto a quelli della stanza dei ragazzi; l'intonaco distaccato fa presupporre una localizzazione a quell'altezza delle fiamme.

Inoltre il pavimento del pianerottolo non presenta danni, la porta d'ingresso si presenta con danni minori rispetto a quella del bagno e quella della stanza dei ragazzi. I muri esterni presentano danni nella parte superiore, per cui le fiamme non sono partite da terra.
Ma cosa ha costretto i Mattei - che per lungo tempo hanno lottato col fuoco, chiusi in casa, senza chiamare nessuno - a telefonare, infine al 113?

Cos'è che ha provocato il dilagare incontrollabile delle fiamme?
Se tralasciamo il misterioso comportamento del boccione antincendio che fa aumentare le fiamme invece di reprimerle, rimane una sola spiegazione: all'interno dell'appartamento - come vedremo - vi era una tanica piena di benzina "super" e cherosene. Finche la tanica non bruciò il fuco rimase controllabile; ma quando il recipiente prese fuoco, chi potè fuggire lo fece, chi era rimasto intrappolato fin dall'inizio nella sua non ha avuto via di scampo.