Indice
 
Primavalle è rossa
la sezione "Giarabub"
il fatto
i protagonisti
alcuni giorni prima
quella sera
la notte
le tante strade della provocazione
il veggente di borgata
il supertestimone
un certo Mulas
i luoghi ed i volti
il cartello fantasma
incendio a porte chiuse
la tanica scomoda
 
i camerati si telefonano
perizia e controperizia
IL FATTO

L'incendio scoppia ufficialmente alle 3.27 della notte tra domenica 15 e lunedì 16 aprile - tre giorni dopo l'assassinio dell'agente Marino a Milano - nell'abitazione di Mario Mattei, segretario della sezione missina di Primavalle a Roma.
Come vedremo, però l'orario è tutt'altro che certo. Il fuoco è molto violento e si sviluppa da una
tanica di benzina che diverrà molto importante - durante le indagini - collocare da qualche parte.
Mario Mattei si mette in salvo con due figlie, calandosi dalla finestra della cucina. Sua moglie, Anna Maria Mattei, è la prima a lasciare l'appartamento in fiamme, attraverso la porta d'ingresso, con i due bambini più piccoli. Moriranno invece due figli maschi dei Mattei, Stefano e Virgilio bloccati nella loro stanza: è infatti lì che l'incendio si sviluppa con maggiore violenza.
L'allarme è rapido e le indagini partono immediatamente. Alle 3.40 il sostituto procuratore di turno, Domenico Sica, è già intento ad interrogare in un'ambulanza della croce rossa la moglie di Mattei. Questa, consegna al giudice i resti di un cartello minatorio: c'è scritto "Mattei Schiavoncino colpiti dalla giustizia proletaria".
L'attentato, dunque, sarebbe "firmato" ma chi, dove e come abbia trovato questo cartello, resta un mistero. Le indagini, comunque puntano subito a sinistra: appena poche ore dopo l'incendio i missini Di Meo e Fidanza informano la polizia che il netturbino Aldo Speranza "sa tutto" sulla faccenda.

Speranza è convocato in mattinata, ma la sua deposizione - almeno la prima - risulta utile alle indagini.
Nella stessa mattinata viene messo sotto torchio Angelo Lampis, un missino della stessa sezione di Mattei che era solito preannunciare gli attentati: un interrogatorio che durerà undici ore. Nel pomeriggio, il procuratore generale Carmelo Spagnuolo si sente già in grado di assicurare che "si è sulla buona strada".

Alessio Di Meo

All'indomani Anna Schiavoncin, detta "Anna la fascista" moglie di un attivista missino di Primavalle, in una clamorosa intervista al "Messaggero" parla di faide interne, dell'esistenza di spie e "traditori", della possibilità che l'attentato sia dovuto ai "duri" della stessa destra.

A sera viene arrestato per reticenza Aldo Speranza che aveva fatto due nomi: Achille e Marino, e poco dopo il giudice firma i mandati di cattura per Achille Lollo e Marino Sorrentino. Nella stessa notte Lollo viene arrestato in casa sua.

A dieci giorni dall'incendio, il procuratore Sica riceve una lettera in cui Marino Clavo, militante di Potere Operaio, dichiara di essere lui il "Marino"conosciuto dallo Speranza, smentendo clamorosamente la polizia e dimostrando al tempo stesso l'inattendibilità delle indagini.

Frattanto, le imputazioni per i militanti della sinistra sono divenute più pesanti: indiziato fino allora soltanto di detenzione e trasporto di materiale esplosivo, Lollo si ritrova addosso, senza alcuna prova una imputazione per strage.
Rispettivamente il 30 aprile e il 6 maggio verranno emessi ordini di cattura con la stessa imputazione contro Marino Clavo e Manlio Grillo anche lui militante di Potere Operaio e membro del Direttivo nazionale della CGIL- dipendenti P.I.
Otto mesi di istruttoria non faranno cambiare opinione al P.M. Sica e al giudice Amato: il rinvio a giudizio - pronunciato il 28 dicembre 1973 - confermerà, per i tre militanti comunisti, la "sentenza" della prima ora.